Dammi quel fazzolettino…

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di Patrizia Ferrando

Il dettaglio fa la differenza, ma l’unica regola imprescindibile resta la discrezione. Potremmo tranquillamente leggerla come una massima assoluta di bon ton ed eleganza: in realtà mi appresto a scrivere di una cosa umile quanto indispensabile, il fazzoletto, nelle sue varie forme.

Nessun galateo moderno impone restrizioni sul tipo di fazzoletto da impiegare per motivi igienici: può essere di carta oppure di stoffa, l’importante è usarlo in modo corretto.

Un fazzoletto di tessuto, però, magari arricchito da un delicato ricamo con un decoro o le iniziali, conferisce un’innegabile, quanto semplice da applicare, tocco di raffinatezza. Diviene quasi necessario nei casi in cui l’abbigliamento sia di tipo formale: non resta, tra i vostri ricordi, una nonna o una zia nelle cui borsette da cerimonia attendevano fazzolettini di batista e pizzo?

Per gli uomini, inoltre, è quasi una patente di galanteria averne sempre con sé uno in tessuto bianco, da offrire a una signora in caso di necessità. Gli uni e gli altri raggiungono apici di eleganza se profumati con fragranze delicate, come usciti da cassetti odorosi di colonia, deliziosa violetta retrò e lavanda.

Il fazzoletto di carta deve essere gettato appena adoperato, mentre quello di stoffa può essere riutilizzato, anche se è importante cambiarlo frequentemente, in modo tale che, impugnato più volte, non appaia sporco e spiegazzato.

Il fazzoletto non va mai spiegato interamente, ancor meno “sventolato” in stile saluto sulla banchina: basta servirsi di un lembo, anche in caso di lacrime da commozione o allergia, con qualche accortezza per non spalmare il trucco. D’altra parte, soffiandosi il naso, e volgendosi lontano dai presenti, occorre fare meno rumore possibile: il galateo “minimo”, ricordiamo, esige di limitare qualsiasi rumore di natura corporale.

Non sempre è possibile controllare uno starnuto, evento imprevedibile: quando c’è il tempo sufficiente, meglio coprirsi naso e bocca con il fazzoletto, anche se naturalmente si fa comunque.

Il fazzoletto, dopo l’uso, non deve essere abbandonato in giro: va riposto prontamente nella tasca o nella borsa o, se di carta, buttato in un cestino. Nel contempo, le confezioni di fazzoletti, aperte o intonse, trovano posto in luoghi celati, non si appoggiano sul tavolo o su altri piani visibili con la scusa della comodità.

Quando viene rimesso in tasca, non appallottolarlo evita di creare antiestetici rigonfiamenti e deformare gli indumenti, però non occorre perdere troppo tempo a risistemarlo a regola d’arte: va riposto rapidamente, con una piegatura sommaria, seppur ordinata.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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