Daniele Lottari diventa sacerdote

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Il 6 giugno, alle 17, in cattedrale l’ordinazione. Gli auguri di mons. Captini, don Verri e don Vernetti

TORTONA – Domenica 6 giugno solennità del Corpus Domini, alle ore 17, in cattedrale, il vescovo Mons. Vittorio Viola presiede l’ordinazione presbiterale del diacono Daniele Lottari.

La celebrazione, trasmessa in streaming sui media diocesani, è preceduta da un triduo di preghiera che è iniziato ieri sera, mercoledì 2 giugno, nel duomo di Voghera e prosegue questa sera, alle ore 21, nella chiesa parrocchiale di Stradella e sabato 5 giugno, sempre alle ore 21, in cattedrale.

In questi tre momenti la comunità diocesana è invitata a unirsi in preghiera per manifestare la vicinanza al giovane 36enne vogherese, che diventerà sacerdote.

In questi anni di preparazione alla vita sacerdotale, Daniele si è sempre impegnato attivamente nella vita dell’Unità pastorale di Voghera, della quale fa parte, lavorando al fianco di mons. Gianni Captini e don Paolo Verri nelle comunità che la compongono e dopo il diaconato, da gennaio, ha affiancato don Gian Luca Vernetti nella parrocchia di Stradella.

A questi tre sacerdoti abbiamo chiesto di rivolgere un pensiero e un augurio a don Lottari alla vigilia del giorno in cui diventerà “sacerdote per sempre”.

Mons. Gianni Captini

Prima l’oratorio interparrocchiale “Duomo – San Rocco” e poi gli anni dell’Unità pastorale mi hanno dato la possibilità di ampliare lo sguardo a persone e situazioni del-la città di Voghera. Così ho incontrato Daniele. Mi accosto con ri- spetto alla sua vocazione, anche se il primo impulso è quello di indagare sulla eccezionalità di una decisione di vita oggi così poco frequente per un giovane.

Lo conosco? E chi può conoscere il cuore dell’uomo se non Dio?

Ho avuto qualche occasione di interagire con lui e abbiamo condiviso momenti delicati e dolorosi. L’ho visto muoversi con intelligenza, vivacità, tenacia, misura e maturità nell’ambito difficile dell’incontro con i giovani e nell’accompagnamento dei ragazzi verso la cresima. È stato bello collaborare a Pombio per le celebrazioni domenicali e per qualche momento di catechesi.

Ho constatato, con personale soddisfazione, quanto ha recepito e rielaborato alcuni miei messaggi da trasmettere ai ragazzi. E infine ho ascoltato volentieri la sua predicazione da diacono, con tratti originali e incisivi. La sua figura occupa nel mio animo un posto davvero speciale.

Don Paolo Verri

Conosco Daniele da 19 anni, da quando arrivai a Voghera nella parrocchia di S. Rocco, e allora lui di anni ne aveva 17. In 19 anni abbiamo vissuto insieme momenti di ogni tipo: dalla normale quotidianità parrocchiale e dell’oratorio, alle camminate in montagna fino a situazioni molto particolari e anche uniche. Ora che è prossimo al sacerdozio, mi sorprendo qualche volte a pensare: che prete sarà Daniele? Poi, però, non trovo risposta, anche perché mi ricordo che non si finisce mai di crescere e di rispondere alle incessanti e nuove chiamate del Signore. Comunque per lui si aprono prospettive non semplici, perché il contesto culturale, sociale ed ecclesiale in cui ci troviamo richiede al sacerdote e- quilibrio umano e notevole forza interiore. Credo che il buon terreno familiare ed ecclesiale in cui Daniele affonda le radici della sua educazione umana e cristiana e le costruttive esperienze vissute non solo in Seminario, ma prima ancora in ambito lavorativo e sportivo, siano la base di un’ampia formazione personale che fa ben sperare per il suo futuro.

Il suo percorso di studi è stato sempre di alto livello. A Voghera, in questi anni, ha dimostrato molto impegno con i ragazzi in oratorio e nel campo della catechesi.

Per quanto ha lasciato vedere di sé, sento che non si risparmierà nel ministero sacerdotale perché, in tutte le situazioni e in quello che gli è stato chiesto, non si è mai tirato indietro, anzi a volte è “andato avanti”. Perché è generoso e non riesce a essere diverso. D’ora in avanti avranno un ruolo molto importante le persone che lui avrà intorno e gli ambienti in cui sarà chiamato a operare. Da parte mia, sento tutta la responsabilità per il lungo tratto di strada fatto insieme.

E allora, con tutto l’affetto che ho maturato per lui, auguro a Daniele – e soprattutto prego – che, andando oltre ciò che ha visto in me, sia un prete molto migliore di me.

Don Gian Luca Vernetti

È strano dirlo proprio oggi, quando le mani sono diventate segno di contagio, da sanificare in continuazione ma io desidero baciare le mani di don Daniele («Per manus autem Apostolorum fiebant signa et prodigia multa in populo» – Atti 5,12), sentire in esse il profumo del Crisma, il buon odore di Cristo che lui porterà con sé per tutta la vita.

Mani “sante e venerabili” fra le quali Gesù si fa amorosamente presente ogni giorno e attraverso le quali il Padre offre la grazia del perdono e la sua benedizione a favore di tutta l’umanità.

«O veneranda dignità del Sacerdote – esclama S. Agostino – nelle cui mani il Figlio di Dio si incarna come nel seno della Vergine!». Noi ci aspettiamo che le sue mani si affaccendino nella vita dell’oratorio, nella pastorale, nel mondo della scuola e delle problematiche giovanili, ed è lecito. Tutto questo, però, non ha nessun significato se quelle mani non compiono prima il servizio divino e se non si congiungono nella preghiera, fino a essere “uno” con Gesù, compiendo in modo ineffabile la divina presenza, che noi non comprenderemo mai fino in fondo.

Caro don Daniele, ti aspettiamo per baciare le tue mani, per sentire la tua parola, anzi la sua Parola, per poter compiere un tratto di strada con te verso il Regno, grati alla Provvidenza che ti ha voluto tra noi. Coraggio Lui ci precede.

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