Dante nella canzone italiana: da Vecchioni ai rapper

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A 700 anni dalla morte del sommo poeta, il novese Davide Guerra ha pubblicato per Puntoacapo la sua pionieristica ricerca

Il sommo poeta se ne sta seduto su una poltrona circondato da dischi in vinile e ha in mano un’insolita Commedia che ricorda il famoso album “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd.

Così Davide Guerra ha immaginato Dante sulla copertina del suo libro «Paolo e Francesca, quel-li io me li ricordo bene» – Echi danteschi nella canzone italiana. A disegnarlo così è stato il suo compagno di collegio, che gli ha regalato anche altre tre originali illustrazioni. Il volume, uscito la scorsa estate, è la rilettura della tesi di laurea con la quale il giovane di Novi Ligure, nel 2019, ha terminato la triennale in Lettere all’Università di Pavia. «Volevo trattare della canzone italiana – ha detto Davide che ora sta studiando per la magistrale – e non essendoci un ambito specifico all’università pavese, ho deciso di mescolare l’argomento letterario con quello musicale». Fin da piccolo ha iniziato ad ascoltare musica grazie ai suoi genitori che gli hanno fatto conoscere le voci di De André e Guccini. La passione musicale di Davide è stata la molla che gli ha fatto scattare l’idea e il professor Domenico De Martino, direttore del Festival dantesco di Ravenna e docente di Linguistica dantesca, ha accolto la sua idea e ha accettato di essere il suo relatore. Dante ha folgorato Davide durante la preparazione del suo primo esame universitario quando ha dovuto portare, tra gli altri argomenti, l’intera cantica dell’Inferno e da allora l’attrazione per il poeta della Vita Nova è cresciuta fino a diventare il centro della sua “fatica letteraria”.

«Sono partito avendo in mente alcune citazioni a memoria di Venditti, Guccini e De Andrè – racconta – e da queste è iniziata la mia ricerca che ha come particolarità quella di avere pochissima bibliografia». Il suo testo, infatti, rappresenta un importante punto di partenza per il futuro. Grazie a un lavoro attento e molto accurato, soprattutto online, è andato alla ricerca di riferimenti danteschi anche all’interno di canzoni in cui non erano apparenti e neppure scontati. Inoltre «Guerra – come spiega il suo professore De Martino – ha affrontato questo lavoro con una componente che si potrebbe dire “militante”, nel senso che era anche presente il suo gusto, non era solo una analisi di qualcosa di freddo e distante ma era anche qualcosa che lo coinvolgeva». La sua “impresa” ha suscitato l’interesse della novese Puntoacapo che nel 2020 ha deciso di pubblicarla e di divulgarla. Nel libro, che si può ordinare sul sito della casa editrice o acquistare nelle librerie novesi e presso la “Namasté” di Tortona, è interessante scoprire come la canzone italiana abbia un debito importante verso l’autore della Commedia. Tra i grandi cantautori, Davide è rimasto affascinato da Venditti per la profondità delle citazioni. «Il suo non è un utilizzo tanto per riempire le righe – spiega – ma è fare proprio il poeta, utilizzando dei versi e delle idee per trasportarle sulle sue esperienze di vita, come per “Ci vorrebbe un a-mico” e “Compagno di scuola”. In “Notte prima degli esami”, invece, risulta meno efficace la citazione di Dante e Ariosto». Molto interessante è il caso di Roberto Vecchioni che Davide ha avuto anche come insegnante nella facoltà pavese, e di cui non solo ha trovato i riferimenti danteschi “palesi”, ma ha anche scovato un verso che sarebbe potuto essere “dantesco”, nella canzone “Piccolo amore”: «Che muove l’aria e muove i tuoi capelli».

Lo stesso cantautore ha ammesso che questa “citazione” è stata casuale e quasi spontanea, essendo lui un profondo conoscitore dell’universo poetico. Dante, però, non è solo ad appannaggio dei grandi cantautori ma sa essere anche molto “pop” e appare in canzoni famose come “Montagne Verdi” di Marcella Bella, “Tra le granite e le granate” di Francesco Gabbani e “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo che cita gli “occhi di brace” di Caronte. Non mancano all’appello neppure i rapper: dal classico Jovanotti a J-Ax, a Claver Gold e Murubutu che “usano” i versi danteschi nel loro “Infernum”. Se in qualche caso, come quello di Nicolò Agliardi, la citazione può assumere un aspetto poco convincente e dissacrante, in molti altri prevale la lettura originale del patrimonio poetico di Dante. Citiamo, per esempio, “Una Commedia divina” di Arianna Caldarella che ha partecipato, nel 2015, allo “Zecchino d’Oro” e che si caratterizza per una lettura ironica, fresca e molto innovativa dell’amore del poeta per Beatrice e di “Argenti Vi-ve”, di Caparezza, che fornisce un diverso punto di vista del canto VIII dell’Inferno, ponendosi dalla parte dei dannati. Persino la grande Mina nella sua “Una zebra a pois”, del 1960, canta: «Per comporre una canzone commovente devi pensare a chi ti fa vibrare il cuore, io l’ho scritta ed è davvero sorprendente pur non essendo una canzone d’amore. Dante s’ispirò a Beatrice chi sarà la nostra ispiratrice? Mah!», citando con ironia il “sommo poeta” che da sempre è una ricca fonte da cui attingere.

Daniela Catalano

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