Datti all’ippica con bon ton

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di Patrizia Ferrando

Accostare sport e bon ton suscita, al limite dell’estremizzazione, reazioni differenti.

Da un lato stanno quanti, a ragione, pongono in risalto la pratica sportiva nella sua inscindibilità con il rispetto consapevole di regole, compagni e avversari: anche per questo parliamo di attività di grande valore educativo, anche senza rimarcarne le necessità di disciplina. Dall’altro lato si collocano quanti, senza aver torto, notano come l’aggettivo “sportivo” si ascolti quale sinonimo di “molto disinvolto” e contrario di “formale”, per tacer di quanti non mostrano comportamenti encomiabili, sia in campo o in palestra sia tra il pubblico di competizioni di ogni livello.

Eppure, nei contesti più comuni, il bon ton sportivo nasce da seria attenzione per il benessere e la sicurezza di tutti, e rispetto per gli spazi comuni e le cose altrui. Quasi banale, ma non scontato. Per gli esempi concreti ho scelto l’equitazione, come tipo d’azione e passione un tempo pieno di rifiniture estetiche, perché se l’abilità dello spostarsi a cavallo era assai diffusa, il cavalcare per sport e diletto “faceva status” e poi è divenuta molto meno formale: oggi un maneggio non è dissimile da altri impianti sportivi, in più ha la presenza degli animali che richiedono tassativa considerazione.

In un maneggio, al chiuso, gli addetti ai lavori sottolineano soprattutto nei giorni di cattivo tempo, bisogna aver introiettato un minimo di galateo, quei gesti che permettono di stare in campo senza incidenti e senza intralci.

Partiamo dai doveri imprescindibili dei cavalieri in campo: chiedere il permesso prima di entrare e uscire dal maneggio a chi già si trova in azione; tenere la mano destra quando si incrociano altri cavalieri; ricordare che chi trotta o galoppa ha diritto di usare la pista rispetto a chi procede al passo (che quindi dovrà lasciare la pista); aver cura di “chiamare” l’esercizio, si deve avvisare gli altri in modo da avere lo spazio necessario per poterlo eseguire.

Occorre, inoltre, rammentare di avere un “occhio di riguardo” verso i cavalli più sensibili o i cavalieri più timidi, evitando di “sfrecciare arditamente” vicino loro.

Come in ogni contesto che reclama concentrazione, meglio non fare troppe chiacchiere inutili disturbando il lavoro altrui. In più, ci si curi sempre di chiudere le porte, pulire dove si porca, non lasciare attrezzi in giro.

Ma, ripetitiva e fondamentale, ricompare infine anche qui la regola delle regole, usare il buon senso: se un altro cavaliere è in difficoltà o sta per montare in sella non fare azioni di disturbo col proprio cavallo. Lo stesso vale per eventuali spettatori: niente chiasso, movimenti inconsulti, inutili grida.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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