Denatalità: un bonus non basta

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di Cesare Raviolo

Per Simon Smith Kuznets (19011985), premio Nobel per l’Economia nel 1971, lo sviluppo economico dipende dalla crescita di popolazione e reddito: l’economia cresce se aumenta il reddito, soprattutto pro capite e, nel contempo, aumenta la popolazione. Alla luce del pensiero di Kuznets, dunque, le prospettive di crescita dell’economia italiana sembrano modeste, non solo per lo scarso incremento del Pil (+0,7% nel 2023 e 2024, secondo l’Istat) ma anche perché la trappola demografica nella quale è caduto il nostro Paese riduce progressivamente il numero di persone in età lavorativa. Ormai (dati 2023) gli occupati (23.754.000) rappresentano poco più del 40% della popolazione (58.997.000). La ridotta dinamica di reddito e popolazione, quest’ultima con una preoccupante tendenza all’invecchiamento, influisce negativamente anche sulla funzionalità del welfare italiano nel momento in cui la maggiore longevità richiederebbe maggiori livelli di assistenza. Come uscire da questo impasse? Bankitalia ritiene che “la chiave di volta per risolvere la questione già da oggi sia rappresentata dai lavoratori stranieri”, posto che né l’innalzamento dei tassi di attività dei giovani e delle donne, né un allungamento dell’età lavorativa riusciranno a mitigare gli effetti economici del nostro troppo lungo inverno demografico. L’Italia è ultima in Europa per tasso di natalità: 6,7 nati ogni 1000 abitanti contro l’8,7 della UE nel 2022. I dati disaggregati per località nel 2020 evidenziavano il problema anche nelle principali città della nostra Diocesi: Novi Ligure 6,55 per mille, Tortona 6,50 e Voghera già al 5,45. Se il problema è molto chiaro, le soluzioni non altrettanto. La Legge di Bilancio 2024 ha confermato l’Assegno Unico Universale, introdotto nel 2022, richiedibile da tutte le famiglie con figli e modulato in base all’Isee; gli importi erogabili sono stati incrementati a causa dell’inflazione, per cui l’importo minimo (Isee superiore a 45.575) è salito da 54 a 57,2 euro mensili per figlio e l’importo massimo (Isee inferiore a 17.090,61) da 189,20 a 199,4 euro, con un aumento di circa 10 euro. Sono stati previsti anche il bonus mamma (esonero versamento contributi fino a 3000 euro lordi), il bonus nido (fino a 3600 euro annui – Isee fino a 40 mila euro – altro minore di 10 anni) e 1 mese in più di congedo parentale all’80%. I Comuni continuano a erogare l’assegno di maternità, ma non mancano le cattive sorprese: aumento dell’Iva su latte e pannolini. La strada per favorire la natalità già in salita è anche disseminata di trappole.

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