Diciamo ai giovani che la vita è dono

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L’opportunità. È stato pubblicato, anche quest’anno, il bando per il Servizio Civile Universale: la Caritas di Tortona accoglie chi vi aderisce e vuole impegnarsi per gli altri nel Centro d’Ascolto Caritas vogherese

DI ALESSIA CACOCCIOLA

È uscito il nuovo bando per il Servizio Civile Universale e la Caritas Diocesana di Tortona anche quest’anno si candida, insieme alla Caritas di Pavia e di Vigevano, con il progetto “Vita è Dono”. Dal 2019, ogni anno la Casa della Carità di Voghera accoglie giovani che abbiano compiuto la maggiore età e siano non oltre i 28 anni all’interno del Centro d’Ascolto Caritas vogherese, luogo di orientamento e crocevia di mondi fragili. Qui, i volontari che superano le selezioni, trascorrono 12 mesi al fianco di operatori e altri volontari imparando a conoscere una realtà estremamente ricca di sollecitazioni. Non è un anno di lavoro e nemmeno di volontariato, si tratta invece di un’esperienza formativa a tutti gli effetti, intensa, quotidiana e coinvolgente, capace di segnare la vita dei giovani a tal punto da poterne determinare in qualche misura le scelte future, come percorsi di studio o di lavoro. Il Servizio Civile Universale non è, però, l’unica proposta Caritas realizzata per e con i giovani: tutti gli anni gli operatori diocesani promuovono percorsi educativi anche nelle scuole, negli oratori, con gli scout, durante le settimane comunitarie oppure nei centri estivi, sui temi a loro più cari che sono emarginazione sociale, volontariato, solidarietà e cittadinanza attiva. Questo approccio è molto efficace perché irrompe con energia nell’ovatta quotidiana in cui molti ragazzi vivono immersi, un’ovatta tiepida fatta di shorts e di social usati come cataloghi di vite perfette e scambiati per vite reali, un’ovatta comoda fondata spesso sul disimpegno e sull’impermeabilità ai temi caldi della nostra attualità. In quest’ovatta, purtroppo sempre più spesso, se ti impegni o ti preoccupi per il mondo che va a rotoli, sei noioso, sei boomer, sei vecchio e se ti indigni per un saluto romano o un meme sulla vita dei riders, allora non hai senso dell’umorismo e ti prendi troppo sul serio. Spezzerei più di una lancia a favore dei nostri ragazzi: sono dell’idea che il male del mondo sia comunicato loro in modo errato e distorto, attraverso messaggi disperati sull’assenza di futuro e sulla loro colpevolizzazione e mancanza di interesse. In assenza di messaggi positivi e di speranza, è dura pensare che i giovani abbiano voglia di rimboccarsi le maniche. Vi sono alcuni elementi che considero determinanti per la costruzione di una proposta educativa efficace destinata ai giovani come senso di appartenenza, carisma, flessibilità, protagonismo, speranza, concretezza e sincera fiducia… ma quale contesto educativo dispone oggi di tutti questi ingredienti contemporaneamente? Non saprei rispondere a questa domanda! Ciò che facciamo, però, è interrogarci molto e impegnarci per lavorare in questa direzione, pensando e sperimentando proposte alternative. Ad esempio, i nostri servizi sono animati per lo più da pensionati… perché non partire da loro per costruire un approccio più accogliente verso i giovani, con un linguaggio e uno stile privi di sfiducia e pessimismo? Le nostre strutture accolgono tante persone che nella vita hanno attraversato disgrazie e fatiche. Perché non partire dalla narrazione di storie positive, raccontando il bello che c’è in tutte le fatiche, anche le nostre? Focalizzare l’attenzione sulla speranza, come questo Giubileo ci chiede di fare, sarebbe un grande passo avanti per superare il peccato originale dei nostri servizi, a volte impegnati in una quotidiana competizione per chi registra più sfortune possibili! Proviamo a invertire la rotta e mostriamo ai giovani che l’impegno, qualsiasi esso sia, è gioia, è speranza, è protagonismo. Raccontiamo ai giovani che il loro contributo concreto nella vita di qualcun altro può davvero fare la differenza, anche se piccola e per poco tempo, e che lo scopo non è mettere la tacca sul muro per ogni progetto andato a buon fine. Raccontiamo ai giovani la vita vera, fatta di incontri imprevisti, di meraviglia, di imperfezioni, di insuccessi, di percorsi che deviano dalla pianificazione iniziale. Rieduchiamoli – e facciamolo noi adulti per primi – ad accogliere con tenerezza le proprie giornate storte, le borse sotto gli occhi, i vestiti non coordinati, le case disordinate e le vite disorganizzate… Riconciliamoci quindi con la nostra vita un po’ noiosa e imperfetta, ma vera, senza filtri o correzioni. Rimettiamoci in cammino insieme ai nostri ragazzi!

*Referente per il Centro di Ascolto Caritas e responsabile del progetto di Servizio Civile

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