Do you speak english?
I ragazzi vivono immersi in un mondo quasi completamente anglofono, il loro gergo è intriso di termini inglesi o americani, spesso guardano le serie tv in lingua originale: ecco che arriva in automatico la richiesta di un soggiorno studio all’estero, per approfondire la conoscenza della lingua. Consapevoli dell’importanza di padroneggiare l’idioma britannico, acconsentiamo di buon grado al desiderio della ragazza.
Sono molte le agenzie che offrono viaggi di questo tipo: nel nostro caso la difficoltà di scelta deriva da una limitata disponibilità di date: «A luglio mi alleno tutto il mese, devo andare ai campionati nazionali sloveni, quindi posso partire solo dopo il 26». Commetto l’errore di dire: «Va bene, informiamoci e vediamo cosa troviamo », mentre avrei dovuto arrogare a me stessa l’arduo compito.
Parte la forsennata ricerca nel mare magnum della Rete ed ecco il primo risultato: «Ho trovato un soggiorno bellissimo: 18 giorni tra Miami, Orlando e Disneyworld, partenza il 30 luglio. È perfetto! ». Mi permetto di fare notare che lo scopo del viaggio è lo studio, non il turismo e che con l’astronomica cifra richiesta andremmo in vacanza in tre per dieci giorni. A malincuore dirotta la propria attenzione su mete più accessibili: «Questo mi piace: 13 giorni a Malta, college sul mare con accesso diretto alla spiaggia!». Anche questa volta devo fare la parte della strega cattiva e sottolineare che non è la balneazione ciò che stiamo cercando, perché, se la ragazza soggiorna in prossimità di una spiaggia, tornerà a casa con un’invidiabile abbronzatura, ma non con accresciute competenze linguistiche. Ed ecco la ribellione: «Ho capito: mi vuoi mandare in un posto triste, freddo, dove piove sempre. Mi toccherà un college gelido, pieno di spifferi dove si mangerà malissimo ». Replico: «Hai visto troppi film di Harry Potter, i college inglesi non sono il castello di Hogwarts».
La questione diventa sempre più complessa: mi risolvo a chiedere l’intervento della professoressa di inglese della scuola media, che riesce a condurla a più miti consigli, indirizzandola ad un college nelle vicinanze di Londra. Questo sembra essere di gradimento, sia per la presenza di una piscina, sia per le molte escursioni nella capitale, compreso un pomeriggio libero che, ne sono certissima, vedrà la reiterazione dello shopping compulsivo in Oxford Street.
Procediamo con l’iscrizione: «Bisogna versare anche 150 euro per l’esame finale, ma lo devo fare?». Provo ad essere gentile e a spiegare che non ha molto senso frequentare un corso senza averne l’attestazione finale. La reazione? «Va be’ però ho letto che organizzano trofei di nuoto, pensavo di partecipare!». Che dire: do you speak English? Just a little…