Dodò è volato a Tortona per raccontare suo papà Tinin

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In Biblioteca, fino al 6 marzo, la mostra dedicata ad Agostino Mantegazza, un creativo irriverente tra poesia, umorismo e teatro

Fino al 6 marzo il famoso pupazzo “Dodò” aspetta tutti in Biblioteca Civica a Tortona, nella mostra dedicata al suo “papà”, che si intitola “Tinin Mantegazza, un creativo irriverente tra poesia, umorismo e teatro”. L’esposizione vuole raccontare la storia di un artista poliedrico che dai primi anni ’50 ha spaziato in molteplici campi – illustrazione, teatro, giornalismo, pittura, editoria, televisione, regia e animazione culturale – ed è stata curata da Natale Panaro e Roberto Bosetti, in collaborazione con il Teatro del Buratto di Milano, con il patrocinio della Città di Tortona e la partecipazione della Biblioteca Civica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.

A volerla realizzare l’associazione “Peppino Sarina – Amici del burattino” per rendere omaggio non solo a un grande interprete del teatro di figura, ma anche a un caro amico.

Fu proprio Agostino Mantegazza, per tutti “Tinin”, che nell’ottobre del 1991 tenne a battesimo la nascita del sodalizio tortonese e seppe incoraggiare e promuovere il percorso di valorizzazione della figura del burattinaio Sarina e del teatro di burattini.

Nelle sale della Biblioteca sono esposte storiche e originali creazioni di Mantegazza, tra cui il celebre uccello “Dodò”, il pupazzo protagonista della trasmissione per bambini della Rai, “L’albero azzurro” che dal 1990 ha intrattenuto – e continua a farlo – migliaia piccoli telespettatori.

Tinin, nato a Varazze il 20 febbraio 1931, ma trasferitosi a Milano a 6 anni, era un artista completo che sapeva spaziare dalla pittura, all’illustrazione, alla scenografia, ed era anche scrittore, animatore e organizzatore teatrale di cabaret.

Alessandra Genola, presidente dell’associazione “Sarina”, che ha svolto per anni l’attività di coordinatrice e promotrice di attività teatrali nel Vogherese e nel Tortonese, ed è stata regista e drammaturga di numerosi spettacoli, aveva conosciuto Tinin nel 1976, proprio negli anni in cui, insieme alla moglie Velia Tumiati, sua compagna di avventure e affermata regista, fondava il famoso “Teatro del Buratto” per i ragazzi. La sua carriera, però, era iniziata molto prima. Dal 1950 aveva cominciato a collaborare con il Corriere dei Piccoli, specializzandosi nelle illustrazioni per i ragazzi. Nel 1953 entrò a far parte del gruppo di Pittura Nucleare con Lucio Fontana e Aligi Sassu e nel 1957 approdò come illustratore al quotidiano La Notte. Negli anni Sessanta aprì la “Muffola”, un piccolissimo locale dove pittori, ceramisti, disegnatori, come Lucio Fontana, Enrico Baj e Bruno Munari, si mescolavano con cantanti e attori. Nel 1964 con Bruno Lauzi, Cochi e Renato e il compositore Gino Negri, fondò il club “Cab 64”, nel quale mossero i primi passi Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Maria Monti e Paolo Poli. In quel periodo cominciò anche la sua esperienza nel teatro di animazione e nacque la collaborazione con la RAI per una trasmissione per i più piccoli, grazie all’incontro con Raffaele Crovi. Arrivarono sceneggiati come Gulliver, Alice nel Paese delle Meraviglie, Telefiabe, Il Bosco degli animatti, Il giro del mondo in Ottanta giorni e Fata Muccona. A Milano, in zona Garibaldi, lui e la moglie comprarono l’ex teatro “Verdi” che era diventato una sala da biliardo e ne fecero la sede della neonata Compagnia del Teatro del Buratto. In quel luogo, insieme a Jolanda Cappi, misero in scena numerosi spettacoli tra cui L’Histoire du Soldat del 1975, musiche di Igor Stravinskij, Pierino e il lupo di Prokofiev nel 1976, Cipì di Mario Lodi nel 1978 e Quello Stolfo da Ferrara liberamente tratto dall’Orlando Furioso, con testo di Raffaele Crovi, musiche originali di Franco Battiato e Giusto Pio e la regia di Velia, che vinse nel 1983 il Premio “E.T.I. Stregagatto” come migliore spettacolo. L’esperienza al Teatro del Buratto si concluse nel 1986. Con la moglie costruì più di duemila pupazzi teatrali e televisivi. Collaborò anche per 18 anni con Enzo Biagi, per il quale realizzava le schede di approfondimento del suo programma Il fatto, aventi come protagonista il “Signor Totò”. Nel 1990 creò l’uccello Dodò, un pupazzo animato, dalla forma di un cucciolo di volatile a pois, abitante dell’albero azzurro al quale si deve il nome alla trasmissione, di cui è sempre stato l’unica presenza fissa in tutte le serie. Gli ultimi anni della sua vita, Tinin li ha trascorsi a Cesenatico «dove la gente è più simpatica», vivendo in una casa-studio con vista sul porto, fino al 1° giugno del 2020, quando è morto a 89 anni. A lui la città deve l’invenzione del Presepe della Marineria, realizzato insieme a Mino Savadori, del Festival dei Burattini e del Festival della “Micizia” e soprattutto la “Vela di luce”, un’originale installazione artistica sulla riva di Ponente del porto canale, divenuta un importante polo di aggregazione.

L’allestimento tortonese racconta i mille volti di Tinin e, come hanno sottolineato Alessandra Genola e Giampaolo Bovone durante l’inaugurazione, è il “grazie” dell’associazione “Sarina” a lui e alla moglie per il contributo al teatro di figura e per la donazione di numerose loro creazioni.

Le visite sono possibili dal lunedì al venerdì nell’orario di apertura della biblioteca (dalle ore 9 alle 18), il sabato e la domenica dalle ore 16 alle 18.

Per prenotazioni di gruppi e informazioni si deve contattare l’associazione “Peppino Sarina” (tel. 3426152605; mail: associazionesarina@gmail.com).

Daniela Catalano

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