Don Mariani, un prete tra la sua gente
Elio Berogno, già sindaco di Godiasco per più di 20 anni, ha curato un’agile pubblicazione in ricordo di mons. Rino Mariani, morto il 10 aprile durante l’emergenza Covid.
Martedì 4 agosto il vescovo alle ore 21 celebrerà la Messa di suffragio per il sacerdote nella chiesa parrocchiale del paese
La presentazione
Ad essere sinceri e precisi don Pietro (Rino) Mariani non è stato “presente” a Godiasco come parroco soltanto dal 1980 al 2018 – per ben 38 anni – ma anche prima, dal 1958 al 1961, in veste di curato coadiutore dell’indimenticato arciprete don Giuseppe Robecchi.
Durante il suo ministero parrocchiale ha ricevuto dal vescovo Mons. Luigi Bongianino il titolo ad personam di arciprete e poi dal vescovo Mons. Martino Canessa, quello di monsignore.
Ho pensato di ricordarlo con l’aiuto delle immagini più significative che conservo nel mio archivio perché, in un certo senso, la mia carica di sindaco di Godiasco si è svolta in parallelo con la sua missione di parroco.
Ho iniziato, infatti, il mio servizio alla comunità (Giugno 1980) poco prima del suo arrivo a Godiasco (28 settembre 1980) e ho concluso, dopo cinque mandati consecutivi, in osservanza alle leggi sull’elezione del sindaco, nel 2004. Ma la stima reciproca, l’amicizia vera e la collaborazione non sono certo cessate, anzi, si sono rafforzate ancora di più, sino all’ultimo periodo che ci ha visti, ancora insieme, ad amministrare la Casa di Riposo “Varni-Agnetti”.
I ricordi e le testimonianze sull’azione pastorale di don Rino non si esauriscono certamente con queste immagini: ciascun godiaschese e non solo ne custodisce nel proprio cuore altre ben più importanti e significative.
Io ho soltanto voluto testimoniare con questi scatti quanto sia stata costante la “presenza” del “nostro Don” nella vita della comunità locale. Se ci pensiamo bene, al di là delle “assenze” dovute ai tanti pellegrinaggi organizzati dalla Parrocchia, don Rino è sempre stato presente fra noi.
Non è mai “andato in ferie…” partecipando – con i suoi parrocchiani – a tutte le vicende belle o brutte, gioiose o tristi, alle loro preoccupazioni di una vita, per oltre 40 anni!
Da ultimo ha voluto concludere la sua esistenza rimanendo ancora in mezzo a noi.
In quella Casa di Riposo che – da giovane parroco – aveva contribuito a far realizzare, dove ha collaborato come amministratore e non ha mai tralasciato di assistere – nei suoi ospiti – portando preghiere e conforto spirituale. Testimoniando, infine, con l’esempio di benefattore, il suo amore e attaccamento verso un’istituzione che ha sempre avuto nel cuore.
Ora sicuramente, dal Paradiso, ci benedice con quel sorriso che non dimenticheremo mai.
Ricordiamolo sempre, nelle nostre preghiere.
Elio Berogno
Francesco va’, ripara la mia casa
«Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina»: sono le parole che il poverello di Assisi ha sentito durante la preghiera di fronte al crocifisso della chiesa di san Damiano e hanno segnato l’inizio della sua conversione. E come dirà lui stesso, all’inizio aveva creduto che il Signore gli chiedesse di riparare la chiesa fatta di mattoni, e così fece.
Fu poi, negli anni, a capire sotto la guida dello Spirito Santo che il Signore gli chiedeva di riparare la Chiesa fatta di uomini, che era in rovina come quella fatta di mattoni, ma che ha un valore molto più grande agli occhi di Dio. Mi piace partire da questo episodio della vita di san Francesco per ricordare don Rino e i suoi 40 anni nella Parrocchia di san Siro in Godiasco.
Dall’archivio della parrocchia ho trovato alcune foto della chiesa parrocchiale che era decisamente meno accogliente di come la vediamo oggi. Per me è stata una scoperta guardando le foto, ma per molti di voi sono ricordi vivi nella memoria: le bacinelle per raccogliere l’acqua che penetrava dal tetto, le macchie di umidità, ecc.
Don Rino si è preoccupato di rendere sicura, sana, accogliente e anche bella la chiesa parrocchiale. Non ha pensato a fare bella la casa, ma ha pensato alla chiesa! E questo gli fa onore. Con l’aiuto di tanti, ma rimanendo sempre lui alla guida, ha sistemato il tetto, risanato le volte ammalorate, ha arricchito la chiesa con il nuovo altare e le vetrate, restaurato i quadri della chiesa vecchia e riposizionati nella parrocchia. E poi l’organo, il restauro della statua e del tronetto della Madonna, il restauro del crocifisso, e quant’altro? Io ho perso il conto… Ma non si è preoccupato solo dei muri: come san Francesco ha curato l’edificio ma si è preoccupato molto di più per le persone. Certo non dobbiamo pensare agli ultimi anni segnati dalla malattia, ma nei 40 anni del suo ministero non si è risparmiato nell’impegno verso i ragazzi con il catechismo e l’oratorio, si è speso per le visite ai malati che conosceva uno ad uno, per le celebrazioni dei sacramenti e, non dimentichiamolo, nell’importante ministero della riconciliazione. E poi i pellegrinaggi a Lourdes e in tanti altri santuari. Anche qui è difficile tenere il conto di tutto quello che ha fatto. E se pensiamo di aver ricordato tutto… arriverebbe subito qualcuno a dirci: «Ma ti ricordi quella volta che…».
Noi siamo invece consapevoli che molto più è quello che non abbiamo menzionato. Ma abbiamo solo voluto stimolare la memoria, ora sfogliando questo opuscolo, sarà il lettore a ricordare e a dire: «E ti ricordi quando Don Rino…».
Don Stefano Ferrari