Don Pessina: «I catechisti siano gioiosi messaggeri del Vangelo»

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Presentato il 25 giugno in sala stampa vaticana il nuovo “Direttorio generale per la Catechesi”, “sintassi” teologica ed ecclesiale del pensiero di papa Francesco

Paolo VI scriveva: «La Chiesa ha sempre bisogno di essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunciare il Vangelo». Dio parla: questa affermazione attraversa tutta la Scrittura, la sua Parola è viva ed efficace (Lettera agli Ebrei, cap IV), compie il suo tragitto per raggiungere gli uomini e la missione evangelizzatrice della Chiesa consiste nel diventarne eco, perché ognuno ne venga illuminato. La fede nasce dall’ascolto: fides ex auditu e quindi occorre una ecclesia audiens, che deve farsi ecclesia docens. La peculiarità del nuovo “Direttorio generale per la Catechesi” è lo stretto legame tra evangelizzazione e catechesi, a partire dal primo annuncio.

Approvato nel marzo scorso e presentato in sala stampa vaticana il 25 giugno, il documento è considerato una importantissima tappa nel dinamico rinnovamento che la catechesi attua. Il Direttorio è una specie di “sintassi” teologica ed ecclesiale del pensiero di papa Francesco e rivela una pedagogia adeguata alle esigenze di questi tempi.

Tema fondamentale: l’incarnazione e l’inculturazione della fede. La fede è vita ed è dialogo con le linee di pensiero attuale. La “cultura del dialogo”, dell’incontro è un tema caro a papa Bergoglio (Evangelii Gaudium). Gli uomini e le donne di oggi hanno bisogno, ove vivono, del Vangelo di Cristo: il Direttorio dice che non si fa evangelizzazione solo per i sacramenti, la vera catechesi propone l’incontro con Gesù, ma deve rendere capaci anche di comunicarlo, con un linguaggio, con modalità espressive ed esperienze che rendono i catechisti “creativi”.

Il testo si sofferma molto sulla formazione dei catechisti, testimoni credibili della fede, come tutti sappiamo; essi dovranno quindi lavorare con gratuità, dedizione e coerenza, abbandonando ogni individualismo. Dovranno accompagnare con umiltà e rispetto la libertà delle persone, adottando uno «stile di comunione».

Strumenti e linguaggio, dicevamo, sono molto importanti: si favorisce l’esperienza dell’incontro con Dio, attraverso la narrazione, l’arte, che è contemplazione della bellezza e la musica, che accende il desiderio dell’infinito. E quando la catechesi si cala nel concreto della vita delle persone, ecco che emerge il ruolo della famiglia, luogo naturale per vivere la fede. Nella famiglia l’educazione cristiana è più testimoniata che insegnata. Uno spazio rilevante viene indicato con saggezza e con profondità per i nonni, punti di riferimento importanti per il loro radicamento nella fede cristiana e per il loro passato ricco di esperienze. La catechesi, inoltre, andrà pensata a seconda delle varie fasce di età dei destinatari: bambini, giovani, adulti e anziani. I linguaggi saranno ovviamente diversi, ma lo stile deve essere unico, quello dell’accompagnamento. I catechisti dovranno essere discreti, ma presenti, convinti e coinvolgenti, perché ciascuno si senta accolto e riconosciuto all’interno della comunità cristiana.

«Accoglienza e riconoscimento» sono le parole chiave che devono

accompagnare la catechesi anche nei confronti dei disabili: la cultura dell’inclusione dovrà vincere quella dello scarto. Vulnerabilità e fragilità andranno accolte come un dono! E ancora: il documento guarda alle carceri «autentica terra di missione»: la catechesi sarà annuncio di salvezza, di perdono e di liberazione.

La Chiesa, inoltre, tra le categorie più emarginate non dimentica i poveri e richiama l’importanza di promuovere la cultura della fraternità, favorendo nei fedeli «lo sdegno» per situazioni di miseria e di ingiustizia.

La catechesi che avvicina «persone marginali» va offerta anche agli emigrati, ai profughi, ai nomadi, ai senza fissa dimora, ai tossicodipendenti, alle schiave della prostituzione. Dio ama questo mondo e continua a inviargli la “buona notizia” e noi tutti siamo chiamati, in un contesto culturale inedito, non a condannare e a rifiutare le contingenze storiche, ma ad ascoltare il mondo, sapendo che «le vie di Dio sono sorprendenti per il cristiano stesso». Non dimentichiamo ciò che è scritto nella II Lettera ai Corinzi: la contemporaneità è sempre un «momento favorevole»!

La terza parte del Direttorio è dedicata alla catechesi nella Chiesa particolare: parrocchie, associazioni, movimenti, scuole cattoliche. Sempre siamo invitati ad essere in ascolto, “in uscita” verso le esperienze delle persone.

Un paragrafo a parte interessa l’insegnamento della Religione cattolica, distinto, ma complementare alla catechesi: esso sa far entrare in relazione i saperi e sa trasformare la conoscenza in sapienza di vita.

Un capitolo si sofferma sul pluralismo culturale, sull’ecumenismo, sul dialogo interreligioso con Ebraismo e Islam. La catechesi deve suscitare desiderio di unità, promozione di pace e giustizia contro ogni fondamentalismo violento. Il Direttorio affronta i temi della bioetica cattolica (difesa della vita e della sua dignità, condanna della pena di morte, misura disumana) e dell’ecologia (la catechesi ha il compito di educare alla povertà evangelica, a uno stile di vita sobrio).

Propone, infine, la maturazione di una visione sociale e politica attenta alla eliminazione delle ingiustizie, quindi alla costruzione della pace, nella salvaguardia del Creato, con una denuncia netta delle «strutture di peccato» che hanno un impatto negativo sul tessuto sociale e sull’ambiente.

Anche nella Chiesa il tempo della pandemia ha fatto emergere problematiche pastorali, teologali e spirituali… Quale Chiesa nascerà? Papa Francesco ha affermato: «Il vero dramma di questa crisi sarebbe sprecarla». «Non si tratta certo di difendere in modo nostalgico la “Chiesa di ieri», ma cominciare a sognare la «Chiesa nuova di domani». Il Papa parla spesso di una Chiesa “in uscita”: è stato scritto che «il cristiano è proiettato in una regione di rischi e di nuovi inizi».

Un Direttorio che servirà anche ai nostri catechisti, agli uomini e alle donne che in diocesi svolgono un ministero che è essenziale per l’educazione alla fede. «Con la preziosa collaborazione dell’equipe diocesana – afferma il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano don Fabrizio Pessina – si procederà a un’analisi e alla sintesi dei contenuti del nuovo Direttorio e si cercherà di offrire, poi, linee guida alle quali tutti i catechisti potranno attenersi. Ci viene ricordato, in questo nuovo documento, che i cristiani hanno il dovere di annunciare il Vangelo, nella modalità di condividere una gioia e non di imporre un obbligo. La Chiesa non cresce per proselitismo, ma «per attrazione» (san Giovanni Paolo II). Dobbiamo offrire, quindi, non una scuola, ma un banchetto desiderabile, un orizzonte bello e pregare sempre affinché il Signore tenga viva nei nostri cuori la tensione per l’annuncio: non possiamo essere catechisti se prima non ci sentiamo missionari. Il popolo deve vederci come gioiosi messaggeri di proposte alte, custodi del bene e della bellezza che risplendono in una vita fedele al Vangelo».

Milena Sacchi

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