Don Pier Giovanni Agnes, il prete seminatore
L’intitolazione del largo alla sua memoria, voluta dal Comune di Pozzolo Formigaro, ci offre l’occasione per ricordare, ancora una volta, il sacerdote che fu direttore del Popolo per quasi trent’anni
DI LUCA ROLANDI
Una piazza è uno spazio condiviso, è una targa dove è impresso un nome. Dietro a quel nome c’è una storia, c’è una persona, una vita, una esistenza, un mistero: quello dell’uomo. Nella domenica di fine ottobre in cui la comunità di Pozzolo Formigaro ha dedicato un largo a don Pier Giovanni Agnes in molti hanno pensato a questo e soprattutto hanno pensato al loro parroco, maestro, educatore e guida spirituale. Don Agnes dal 1952 al 1959 e poi dal 1965 al 1989 ha servito la comunità parrocchiale di San Martino in Pozzolo, piccola chiesa della grande Chiesa universale, facendo e costruendo fraternità secondo il dettato evangelico e seguendo l’unico maestro Gesù Cristo. L’Amministrazione di Pozzolo Formigaro nel ricordare i suoi figli e figlie ha voluto rimarcare il suolo dei suoi preti, don Pietro Gambarotta il 7 ottobre, il 29 ottobre don Pier Giovanni Agnes e a novembre sarà inaugurata la piazza antistante il centro del paese che verrà intitolata a mons. Francesco Remotti. Uomini di chiesa impegnati nel mondo, a servizio della comunità. Tra loro don Agnes, grande direttore de Il Popolo dal 1969 al 1998, che aveva il dono delle parole per comunicare la Parola. La cultura come strumento fondamentale per diffondere la fede, per scendere e scandagliare le ragioni e i misteri dell’umano e provare a tracciare nella realtà, i segni del vangelo, “i fatti di vangelo”, come indica il titolo del volume sul centenario del settimanale diocesano. Dalle colline di Rovescala, dove aveva forti e salde radici nella sua terra, Agnes è partito per Tortona, destinazione seminario, perché la vocazione e la chiamata alla scelta sacerdotale era maturata da giovanissimo. Prete per gli altri e prete con gli altri, con la comunità, mai in solitudine, se non nella dimensione della preghiera più intima e nella riflessione personale. Agnes amava la letteratura, la poesia, anche lui è stato poeta, la scrittura come strumento di evangelizzazione. I suoi editoriali non erano semplici resoconti di fatti, ma lettura profonda delle ragioni di essi. Parlare della realtà, partendo dai volti gioiosi e sofferenti, rileggere l’incedere della storia dell’umanità alla luce della Redenzione. Compito complicatissimo ma sostenuto dalla formazione biblica e teologica, dalla lezione del Concilio Vaticano II, dalla necessità di confrontarsi con culture e pensieri lontani dalla luce del vangelo stesso. Agnes, come ha ricordato don Francesco Giorgi, il giorno dell’inaugurazione del largo, aveva un desiderio che con grande pudore rivelò all’amico e compagno di studi: «Il mio sogno sarebbe stato quello di diventare il direttore de Il Corriere della Sera». Un sogno umano e bellissimo che si sarebbe potuto realizzare, in un altro contesto e in altre condizioni, ma che Agnes avrebbe svolto con la capacità, la profondità e la competenza che gli erano riconosciute. Il suo Popolo, settimanale cattolico della Diocesi di Tortona, è stato luogo di formazione, fucina di giovani, laboratorio di pensiero. Basta scorrere le annate della sua quasi trentennale direzione. Ma il tratto di Agnes è stata l’umiltà dell’approccio con gli altri accompagnata all’intransigenza dei valori cristiani, sempre attento al dialogo anche con i lontanissimi. E più di ogni altra parola, commento, pensiero è lo scritto della nipote Sara Agnes che definisce con una meravigliosa tenerezza la profondità del cuore di don Pier Giovanni Agnes. “L’esistenza è sempre significativa, però sembrano esserci momenti, luoghi e incontri in cui questo significato si concentra, si rende più evidente e chiama ad essere indagato e coltivato. Sicuramente Pozzolo per nostro zio è stato questo. È stata la parte preponderante del suo personale esodo dalla terra dei padri a dove Dio lo chiamava a stare. Uno stare che, come esodo, non era certo immobilità e quiete ma piuttosto stare alla presenza di Qualcuno, un movimento interno che sfociava in parole e azioni, sempre ai piedi di quel Crocifisso che lui vedeva già trionfante nella Resurrezione. Pozzolo, con la parrocchia di San Martino e quella canonica che è rimasta un posto mitico anche per noi della famiglia… In mezzo anni di incontri arricchenti e significativi, di profonde amicizie nate e consolidate, fatte di allegria e impegno con la vita, di entusiasmo e di progetti, ricerca di senso e comunione, di gusto dell’esserci prima ancora che del fare. Il coesistere in lui di ribellione ed obbedienza, di novità e tradizione, di libertà e autorità nel suo agire pastorale e nel suo pensiero chiamò i parrocchiani ad essere protagonisti, e magari li vide di volta in volta favorevoli o contrari”. Questo è stato don Agnes ed è oggi nella pace di quel Padre che ha testimoniato nella sua vita.