È necessario un piano di ripartenza concreta per l’ex Ilva

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Riunito il tavolo di crisi sull’azienda siderurgica novese. Il presidente e la vice di Regione Piemonte consegneranno a Roma un documento unitario

NOVI LIGURE- Martedì 9 luglio presso il Museo dei Campionissimi si è tenuto un nuovo tavolo di crisi sull’ex Ilva, dopo l’ultima mancata trattativa al Ministero del Lavoro a Roma tra sindacati e azienda in merito alla richiesta, da parte dei Commissari di Acciaierie d’Italia, di avviare la cassa integrazione per i 5.200 lavoratori. Intanto il prestito ponte di 320 milioni di euro, risorse necessarie per il piano di ripartenza, è ancora bloccato. Il via libera da Bruxelles potrebbe arrivare entro la fine di luglio, non appena si sarà insediata la nuova commissione europea, ma intanto la produzione degli stabilimenti, tra cui quello novese, è ancora ferma. «Prestiamo attenzione a ogni realtà del territorio, ben consapevoli che nel caso dell’ex Ilva non guardiamo solo a un asset strategico a livello nazionale, – ha commentato Elena Chiorino, vicepresidente e assessore al Lavoro della Regione Piemonte – ma anche a circa 3.500 lavoratori, diretti e indiretti, dell’indotto: un patrimonio di competenze e umano che abbiamo il dovere di tutelare. I lavoratori e le loro famiglie sappiano di avere la garanzia della massima attenzione possibile da parte delle istituzioni». A Novi con la vice presidente Chiorino c’erano anche il presidente Alberto Cirio, l’assessore all’autonomia Enrico Bussalino, il sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere e quello di Racconigi, insieme ai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, i sindacati di categoria Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil, e le Rsu. Di comune accordo, è stato deciso di predisporre un documento unitario che il presidente Cirio e il vicepresidente Chiorino consegneranno al ministro Urso, in occasione dell’incontro in programma a Torino. «Siamo al lavoro insieme al governo per affrontare e risolvere la situazione da cui dipende il futuro della manifattura dell’acciaio in Italia » – ha aggiunto Cirio. Secondo quanto riportato nel corso dell’incontro, ci sarebbe un interesse d’acquisto del colosso siderurgico anche da parte di un gruppo canadese, oltre ai due gruppi indiani e a quello ucraino che lo scorso mese hanno effettuato dei sopralluoghi negli stabilimenti. Nonostante le rassicurazioni fatte dalla Regione, cresce la preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati in merito alla prospettiva industriale e occupazionale e a Novi Ligure il numero di dipendenti continua a calare, con 573 rimasti. «La situazione che si sta determinando ha conseguenze negative per gli impianti, per i lavoratori e per il futuro del più grande gruppo siderurgico italiano. – commentano i sindacati – È necessario un concreto piano di ripartenza scandito da tempi certi, servono risorse per le produzioni e interventi di manutenzione che garantiscano la necessaria sicurezza dei lavoratori. Servono fatti, non c’è più tempo per le parole».

(Foto: Dino Ferretti)

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