E oggi che cosa scriviamo?
Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati
LEI
Talvolta mi sento fuori dal mondo e se ci penso sul serio capisco che non è una sensazione ma una triste verità. Sono sul pezzo nelle storie di tutti i giorni, sul lavoro, sui problemi delle persone care con le quali parlo quasi quotidianamente. Sono molto preparata sul mio “mondo piccolo” richiamando Guareschi di qualche articolo fa. Ma alla domanda ferale: «Cosa scriviamo questa settimana? Ci ispiriamo a quello che è successo nel mondo?», oltre al silenzio meditabondo, credo che il mio sguardo assuma un’espressione bovina e il mio Io si senta asinino. Sono un somaro e questo è un dato di fatto ma ho delle attenuanti. Il mio tempo per leggere le notizie sono i 10 minuti durante il caffè prima di uscire per andare al lavoro o alla sera tardi quando riesco a depositare sul talamo le mie stanche membra in attesa dell’abbraccio di Morfeo. Di solito durante il tg stiamo cenando e per regola il televisore in casa nostra resta spento. Mi faccio fare un riassunto delle news del momento da Andrea che magari ha sentito le notizie per radio, ma non sempre ciò che ha colpito lui sortisce lo stesso effetto su di me. Aldilà di questo, la verità – se proprio devo dirla – è che quando leggo o ascolto le notizie mi inquieto. Cronaca nera, guerre, disastri, follie umane e non mi sconcertano e mi turbano molto. Posso parlarne ma mi sembra di non trovare spiegazioni a un mondo che guardo in modo interrogativo senza avere soluzioni. E allora mi rifugio nella fede e prego con il cuore in subbuglio. Ed è l’unica risposta che trovo.
arifer.77 [at] libero.it
Che cosa scriviamo questa settimana per Il Popolo? Io e Arianna ce lo chiediamo reciprocamente ogni domenica (arriviamo sempre al limite). Se non abbiamo altre idee, guardiamo la cronaca: cos’è successo negli ultimi sette giorni? Detta così sembra semplice, in realtà la domanda ne nasconde un’altra assai più complicata: come ci informiamo su quanto accade? Fino a un secolo fa la gente non sapeva niente di ciò che avveniva oltre il proprio orizzonte, ossia la realtà era ignota. Oggi capita il contrario ma il risultato è lo stesso: le informazioni sono troppe (se volete darvi delle arie chiamatela information overload) e finisce che non riusciamo a cogliere le cose importanti, ossia la realtà resta ancora ignota. Però volenti o nolenti le notizie vere o fake ci arrivano, quindi almeno selezioniamo le fonti. Bello il quotidiano ma chi ha tempo oramai? Resta internet, nemmeno più sul pc bensì sul telefono alle ore estreme della giornata, ancora mezzo addormentato il mattino e cotto la sera prima di spegnere la luce: le homepage di qualche quotidiano nazionale e un paio locali. In mezzo, il gr alla radio mentre sono in macchina lo ascolto volentieri; invece il telegiornale quasi mai, sono anni che non lo digerisco. Infine un’altra selezione: mi appassionano gli esteri, poco la politica, per nulla la cronaca nera. Quindi come scrivere di cronaca in modo credibile? Per fortuna non è il mio mestiere: preferisco scrivere delle poche cose che credo di capire e non delle tante che so di non conoscere.
andrea.rovati.broni [at] gmail.com