«È risorto Cristo mia speranza»: ecco la radice della nostra fede

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Martedì al “Mater Dei” a Tortona con la relazione di don Claudio Doglio si è aperto il percorso diocesano di catechesi per gli adulti

TORTONA – Nella serata di martedì 15 ottobre presso il centro “Mater Dei” ha avuto inizio il percorso di catechesi e di formazione per gli adulti voluto dal vescovo e scaturito dal cammino sinodale compiuto in Diocesi. A fare da filo conduttore sarà il tema della “Speranza”, secondo le indicazioni di Papa Francesco nella bolla d’indizione del Giubileo 2025 Spes non confundit. È stato don Claudio Doglio a presentare il tema nella sua riflessione intitolata “La speranza annunciata: le radici bibliche del Giubileo”. Il sacerdote savonese, noto biblista, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale nelle sedi di Genova e di Milano e parroco della collegiata di Sant’Ambrogio a Varazze, è stato accolto da Mons. Guido Marini che l’ha calorosamente ringraziato e ha ricordato la proficua collaborazione avuta con la Chiesa tortonese negli anni passati. Il vescovo alla folta platea di laici e sacerdoti che gremivano il centro ha ricordato che, dopo la serata di apertura a Tortona, il percorso proseguirà nei singoli vicariati. «Ciascun vicariato – ha detto – porterà avanti un programma di formazione alla fede per gli adulti dettato dall’anno liturgico, per cui il tema affrontato da don Doglio sarà poi definito attraverso i vari tempi: la fine dell’anno liturgico, l’Avvento, il Natale, il tempo ordinario, la Quaresima e la Pasqua. Entro il 30 ottobre ciascun vicariato è chiamato a presentare il suo programma». Il vescovo, inoltre, si recherà in ogni vicariato per tenere uno degli incontri. Mons. Marini ha messo in evidenza che il percorso di catechesi agli adulti deve portare a un approfondimento della fede che riguarda la conoscenza. «È anche importante – ha aggiunto che, insieme a quest’approfondimento della fede, porti a un’adesione maggiore della vita alla fede e al Signore». Per questo motivo ha voluto che tutti gli appuntamenti avvengano in un contesto di preghiera, caratterizzato da una semplice liturgia della Parola. E, infatti, dopo la sua introduzione, è stato vissuto un momento di raccoglimento nel quale è stato proclamato un passo della Lettera di san Paolo apostolo a Tito (2,11-14). Don Doglio è partito proprio dalla testo letto per iniziare a illustrare il senso profondo della speranza cristiana, della “beata speranza” – come la chiama l’apostolo –che si è manifestata nella gloria del Signore Risorto. «È risorto Cristo mia speranza»: le parole contenute nell’antica sequenza che si legge il giorno di Pasqua contengono l’essenziale del discorso sulla speranza. «È importante focalizzare l’attenzione sulla persona di Gesù con cui entriamo in relazione e con cui vogliamo costruire un’autentica relazione di conoscenza e affetto, –ha puntualizzato il sacerdote –perché Lui è il fondamento della nostra vita e garantisce la nostra vita nel tempo e nell’eternità. La nostra fede, infatti, è fondata sul sepolcro vuoto. Cristo è la sorgente della nostra resurrezione». Don Doglio ha anche spiegato che oggi “sperare”, spesso, è diventato sinonimo di qualcosa di cui non siamo sicuri ed esprime delle aspettative che non è certo si realizzino; invece l’attesa certa è fondata sulla fede, sulla sicurezza della risurrezione. «Noi speriamo perché desideriamo ardentemente andare in paradiso– ha ricordato – per la grazia di Dio che ci è stata data». La vera speranza non sarà delusa perché noi viviamo nell’attesa di Cristo. Solo grazie a Lui noi siamo certi che «la nostra vita sia piena, soddisfatta, realizzata ed eterna». La serata si è conclusa con la preghiera d’intercessione e la recita del Padre Nostro. Dopo la benedizione, il pubblico ha fatto un lungo applauso a don Doglio, dimostrando così l’apprezzamento per il suo coinvolgente intervento.

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