Eravamo 4 amici al bar

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

Ognuno affronta le avversità con modalità e tempi propri. Non c’è uno schema giusto o sbagliato, è solo una questione personale. Io quando sono in difficoltà vorrei starmene a casa nel mio silenzio, chiudere fuori il mondo e godermi spazio e tempo con la compagnia delle mie candele, dei pali santi alla rosa e del micione rosso con cui dialogo e che mi ascolta pazientemente senza contraddirmi. In questo periodo farei così ma non sempre si può perché lavoro, famiglia e attività varie non possono essere evitate. Per fortuna non siamo monadi ma viviamo in un mondo relazionale, a volte sconfortante ma altre volte ricco di affetto e buoni sentimenti. Ciò spesso ci tira fuori (anche forzatamente) dal nostro egocentrico Io. La mia testa è come una lavagna piena di cose scritte ma in essa (ahimè) le dimensioni del cancellino sono enormi. Perciò mi dimentico… anche di una cena fissata da un po’. La stanchezza avrebbe prevalso sulla presenza ma poi sono andata. Questo gruppo d’amici di Andrea esiste da decenni e ogni domenica si ritrovano per bere qualcosa rigorosamente nello stesso bar. Un rito che trovo bellissimo perché nella vita è più facile perdersi che restare, cambiare anziché mantenere. È quasi miracoloso vedere questa perseveranza. Per cui cena insieme… affettati, polenta, poche domande, discorsi su cibo e vino e Sanremo in sottofondo. Alla fine sono stata felice. Una vicinanza discreta, concreta e leggera che dà però un peso alla parola “amicizia”. arifer.77@libero.it

LUI

Il primo ricordo nitido è del 1987 ma probabilmente cominciò prima. Ultimi anni delle scuole superiori, quando capisci che i pensieri tranquillizzanti dell’infanzia stanno diventando inutili ma allo stesso tempo la vita ti si svela ogni giorno in modo così maestoso che sembra quasi di assistere nuovamente alla creazione del mondo. Nascono gli ideali, iniziano i grandi progetti, cambia anche il modo di passare il tempo con gli amici ma non il piacere di stare insieme. E così una domenica mattina la Messa delle 11 è finita ma non è ancora ora di tornare a casa per pranzo, quindi ci si ferma un po’ per caso in un bar di Broni e si beve un aperitivo. Siamo stati bene; la domenica dopo lo ripetiamo e poi ancora. Da lì ogni domenica quegli amici si ritrovano allo stesso modo. Non proprio tutte le domeniche ma quasi. Non sempre tutti, anzi quasi sempre solo qualcuno, c’è chi vive ancora a Broni, chi viene da Stradella, uno da Pavia, e qualcuno purtroppo non c’è più. Non proprio sempre nello stesso locale, qualche volta abbiamo provato a cambiare ma il risultato è stato il gusto amaro del tradimento e la domenica successiva siamo tornati alla base. Sembra un film, invece è accaduto davvero. In questi 38 anni tante cose sono successe nelle nostre vite, a partire dalle persone con cui le abbiamo condivise; e anche Arianna è rimasta coinvolta suo malgrado; cantava Ligabue: “Abbiam donne pazienti, rassegnate ai nostri guai”; ma sotto sotto so che le fa piacere e ne sa cogliere la bellezza. andrea.rovati.broni@gmail.com

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