Ex Ilva di Novi: «Il piano industriale è inaccettabile»
NOVI LIGURE – Quella che si sta concludendo è stata una settimana di brutte notizie per il mondo del lavoro. Venerdì 5 giugno ArcelorMittal, l’azienda leader nella produzione dell’acciaio in Italia, ha presentato al Governo un nuovo piano industriale per il 2020-2025 da parte dell’Ad, Lucia Morselli, che, dalle indiscrezioni emerse, parla di ingenti esuberi del personale. In risposta il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha convocato martedì 9 giugno un incontro in videoconferenza con i sindacati metalmeccanici e confederali sulla vertenza, al quale però non ha partecipato l’azienda.
Contemporaneamente le Segreterie Nazionali di Fim, Fiom e Uilm, insieme alle Strutture Territoriali e alle RSU di Arcelor ex Ilva, hanno indetto 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo, compreso Novi Ligure, dove i 666 lavoratori hanno incrociato le braccia dalle 6 del mattino fino a sera. Lo stesso Patuanelli, parlando al Tg1, ha spiegato: «Coniugare ambiente e lavoro a Taranto è il programma che il Governo vuole attuare. Riteniamo che sia compatibile e pensabile un impianto moderno nuovo, all’avanguardia, che diventi il fior all’occhiello dell’Europa per la produzione d’acciaio da ciclo integrato. Noi ci crediamo, vogliamo capire anche se la controparte ci crede». La controparte, invece, ha presentato un piano inaccettabile che prevede 3.200 esuberi di personale effettivo, cui si aggiungono 1.800 lavoratori in cassa integrazione che non rientreranno più. Nell’incontro dei segretari nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Ugl metalmeccanici con i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo, è stato ribadito il “no” convinto all’attuazione delle decisioni della proprietà. Salvatore Pafundi, segretario generale Fim-Cisl di Alessandria-Asti, ha spiegato che c’è piena intesa tra sindacati e Governo perché «il piano presentato è irricevibile ed è lontano anche da quello che i ministri avevano discusso con il gruppo franco-indiano lo scorso 4 marzo. Noi restiamo fermi sul piano condiviso e firmato il 6 settembre 2018». Quell’accordo prevedeva zero esuberi e 8 milioni di tonnellate di produzione entro il 2023. Inoltre, Pafundi e i suoi colleghi non hanno neppure potuto conoscere pienamente il piano perché ArcelorMittal ha fatto firmare un patto di riservatezza al Governo e ai commissari che li vincola a non svelarne il contenuto. Gli stessi commissari straordinari di Ilva non hanno condiviso le decisioni presentate. Al termine della riunione è stato deciso di convocare, per la prossima settimana, una nuova videoconferenza, alla quale sono invitati i rappresentanti del gruppo proprietario. «Noi – ha aggiunto Pafundi – non accetteremo esuberi, perché il piano è inaccettabile e irrealizzabile. Chiediamo però risposte chiare e in tempi brevi».
Il ministro Patuanelli teme che «la rimozione dello scudo penale sia un pretesto dell’azienda per restituire gli impianti siderurgici». Per ArcelorMittal, invece, il piano è dovuto alla crisi del mercato dell’acciaio che, complice il Covid, ha causato il crollo degli ordini e farebbe scendere la produzione a 6 milioni di tonnellate.
La segretaria nazionale della Cisl, Anna Maria Furlan, ha definito la vicenda dell’Ilva «davvero scandalosa». «Non si può scaricare il peso di scelte sbagliate – ha detto – ancora una volta sui lavoratori, su migliaia di famiglie e comunità che aspettano da tempo il risanamento ambientale». Le sigle sindacali stanno valutando anche la possibilità di organizzare e promuovere una grande manifestazione di protesta a Roma per far sentire la loro voce e sensibilizzare tutta l’opinione pubblica sul caso ex Ilva.
d.c.