Ex Ilva e ArcelorMittal firmano l’accordo

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Restano ancora molte incertezze per i lavoratori

NOVI LIGURE – All’inizio di marzo è stato firmato l’accordo tra ArcelorMittal e i commissari del-l’ex Ilva che prevede la modifica del contratto di affitto e acquisizione per rinnovare il polo siderurgico di Taranto e la cancellazione della causa civile avviata a Milano a cuasa della ventilata ipotesi di uscita di scena della multinazionale dell’acciaio.

Alla firma dell’accordo c’erano l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, i commissari dell’ex Ilva e i legali delle parti. L’atto di citazione della multinazionale, che voleva dare l’addio all’Ilva, risale allo scorso 4 novembre e ora, risolta la controversia giudiziaria, dovrebbe partire il rilancio del polo siderurgico con il nuovo piano industriale. «Nei fatti è prevista una fase di stallo fino al termine del 2020 per quanto riguarda l’esecuzione del piano industriale» hanno fatto sapere i segretari generali di Cgil e Fiom, Cisl e Fim, Uil e Uilm che temono questa ulteriore incertezza.

«L’accordo ci sembra di totale indeterminazione – aggiungono i sidacati – non ci sono sicurezze sulla governance, sul ruolo delle banche e dell’investitore pubblico, sul mix produttivo tra ciclo integrale e forni elettrici, sulla possibilità con questo piano di occupare i 10.700 lavoratori più i 1.800 in amministrazione straordinaria e i lavoratori delle aziende di appalto, che l’accordo del 6 settembre 2018 assicurava». Se il governo da parte sua è soddisfatto perchè «l’intesa pone le basi per un progetto di politica industriale di grande respiro e coniuga salute, ambiente e occupazione», come ha sottolineato il ministro dell’Economia Gualtieri, dall’altra restano le ombre sul futuro del gruppo e dei suoi 12.500 dipendenti.

Taranto, Cornigliano, Novi ligure e gli altri siti passati ad ArcelorMittal ora continueranno produrre.

Nel frattempo è previsto che lo Stato e le banche creditrici entrino nel capitale di AmItalia. Col nuovo assetto sarà messo a punto un rinnovato piano industriale (2020-2025) incentrato sulla produzione a regime di 8 milioni di tonnellate di acciaio, sull’introduzione dei forni elettrici da affiancare a quelli a ciclo integrale che ridurranno del 30% l’uso del carbone. Sul fronte dell’occupazione viene garantito il mantenimento a regime di 10.700 lavoratori e si farà sicuramente ricorso ad altri ammortizzatori sociali. La data decisiva per l’ex Ilva sarà il 30 novembre; se a quell’epoca non sarà stato sottoscritto il nuovo contratto d’investimento, ArcelorMittal potrà sfilarsi versando una penale di 500 milioni di euro e sarà inevitabile la nazionalizzazione dell’azienda da parte dello Stato.

Daniela Catalano

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