Ex Vinal: parte la bonifica

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Dopo 17 anni finalmente prende avvio la messa in sicurezza della fabbrica di Santa Giuletta, una “bomba ecologica” da disinnescare

DI OLIVIERO MAGGI

Dopo 17 anni dal sequestro dell’area, parte finalmente la messa in sicurezza dello stabilimento ex Vinal di Santa Giuletta. La scorsa settimana i mezzi della ditta che ha vinto l’appalto dei lavori, la Hexa Green Srl di Noale, in provincia di Venezia, sono entrati nell’ex sito abbandonato per iniziare l’allestimento del cantiere e le attività preliminari all’avvio dei lavori. Il primo lotto dell’intervento riguarda la rimozione di oltre 15 mila metri quadrati di coperture in amianto danneggiate e pericolose per il rischio di dispersione di fibre nell’aria, e la demolizione di alcune strutture in legno. In base al programma presentato dalla ditta, i lavori dovrebbero durare 24 settimane, quindi la conclusione è fissata, salvo ritardi o imprevisti in corso d’opera, a inizio aprile 2024. La spesa complessiva per questa prima parte dell’intervento ammonta a poco più di 1 milione di euro, finanziata con una tranche del contributo di 2,2 milioni stanziati da Regione Lombardia. Gli altri fondi serviranno per proseguire con il secondo lotto di adeguamenti, ovvero la rimozione e la bonifica degli acidi e delle sostanze pericolose ancora stoccate all’interno dei silos del complesso. Ma, intanto, c’è soddisfazione per l’avvio di questi lavori attesi da così tanto tempo: il primo bando, uscito nel 2021, era stato annullato dal Comune in autotutela dopo il ricorso all’Anac di una delle aziende partecipanti; nel 2022 era stato riproposto, ma con un aumento dei costi dovuti ai rincari delle materie prime. Infine, nel luglio scorso, l’assegnazione definitiva. «Voglio ringraziare il sindaco di Santa Giuletta, Simona Dacarro, e tutta l’Amministrazione comunale di Santa Giuletta per aver portato avanti con tenacia quello che avevamo iniziato anni fa come Avani, con la raccolta firme per sollevare il caso ex Vinal. – commenta il presidente dell’associazione vittime amianto Silvio Mingrino – Più si tolgono coperture vecchie e degradate come quella della Vinal più abbassiamo il potenziale rischio per le persone che vivono vicino alla ex fabbrica o che transitano ogni giorno da quella strada. Mi auguro che tutti i siti inquinati da una massiccia presenza di amianto vengano bonificati. La rimozione dell’amianto è la prima forma di prevenzione da attuare per abbattere il rischio di contrarre la malattia». La Società Vinal fu fondata nel 1941 da Mario Pozzi. Lo stabilimento nacque sul terreno dell’ex Cementificio Palli e iniziò la sua attività nel 1943 come Centro di compravendita di uve. Nel 1948 prese il nome Vinal spa (Vinicola Italiana Naturali Accelerate Lavorazioni), sotto la guida di Mario e Pierino Pozzi e Renzo Faravelli. Per produrre l’alcool veniva usata non solo l’uva, ma anche mele della zona di Varzi, carrube e frutti dei gelsi. La maggior parte dell’alcool prodotto dalla Vinal proveniva dalla distillazione della vinaccia, che veniva conferita all’azienda al ritmo di 6500 quintali al giorno. La gestione di Mario Pozzi coincise con il periodo di maggior splendore della società, che ha dato lavoro a tante persone in paese. Con la morte di Pozzi, però, l’azienda iniziò un lento declino. Negli anni Novanta fu acquisita da Antonio Marone, che continuò la produzione di alcool, ma neanche questa proprietà risollevò le sorti della Vinal, anzi il proprietario fu indagato e la ditta fallì, chiudendo i battenti nel 2005. Il 15 febbraio 2006 tutta l’area è stata posta sotto sequestro, per ordine della Procura di Nocera Inferiore e da allora è in stato di completo degrado e abbandono, con forti rischi per la salute pubblica. A inizio novembre 2013, durante uno degli innumerevoli raid vandalici all’interno del sito, fu manomessa una cisterna con conseguente sversamento di 100 ettolitri di olio combustibile sul piazzale, nei terreni e nel canale di scolo confinante. Nell’estate 2019, poi, una serie di incendi aveva coinvolto l’area degli ex bacini di decantazione che si trovano in un terreno tra la fabbrica e l’autostrada. Le analisi effettuate dai Vigili del fuoco avevano accertato che le fiamme erano causate dalla reazione chimica con alcuni metalli pericolosi presenti nel terreno. Da lì l’avvio delle indagini e la richiesta di ulteriori fondi per la caratterizzazione di quell’area, potenzialmente inquinata, dove sono stati rinvenuti anche bidoni e amianto.

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