«Fantozzi, batti lei!»

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Di Ennio Chiodi

Il 27 marzo del 1975 usciva il primo leggendario capitolo della serie che vede come protagonista il ragionier Ugo Fantozzi. Per ricordare l’anniversario e celebrare degnamente il creatore della saga, la Cineteca di Bologna, in collaborazione con Mediaset, porterà nelle sale cinematografiche, esattamente a cinquant’anni di distanza, il restauro del film. Un’occasione da non perdere. Mi è capitato più di una volta, negli anni del mio lavoro televisivo, di incontrare Paolo Villaggio. Due di questi momenti mi sono rimasti decisamente impressi. L’ultima volta eravamo in un albergo accanto alla grande Sede Rai di Corso Sempione a Milano. Villaggio era reduce da una delle sue ormai rare partecipazioni televisive. Già provato da diversi malanni, accompagnato dal figlio, vestiva per comodità lunghe tuniche colo- rate. «Direttore, la prego: mi facci lavorare» – mi ha detto, sfoderando con ironia il suo tradizionale linguaggio fantozziano con la cadenza che tutti abbiamo imitato. La prima volta che l’ho visto, invece, ero ancora molto giovane: avevo accompagnato mio padre Arturo che doveva realizzare con lui una puntata di un programma per la Televisione Svizzera. Erano i primi anni ’70. Villaggio stava già ottenendo grande successo come personaggio emergente in programmi che, la domenica pomeriggio, stavano trasformando la storia della televisione, ancora in bianco e nero, rivoluzionando ritmi e linguaggi e lanciando artisti come Cochi e Renato. Due suoi personaggi spopolavano: l’aggressivo e maldestro prestigiatore professor Kranz e l’impiegato Giandomenico Fracchia, precursore del ragionier Ugo Fantozzi. Alla fine delle riprese mio papà e Villaggio si sono messi a lungo a parlare di Marcel Proust. Mi sono convinto allora che almeno due persone avevano certamente letto in buona parte, se non del tutto, la Recherche. Solo un uomo colto e raffinato poteva del resto maneggiare la lingua italiana – nei suoi racconti scritti ben prima che nei film – stravolgendola con bonarietà e rispetto, fino a farne un linguaggio che tutti avremmo usato, lasciandolo, tuttavia, confinato in quel recinto di ironia e paradosso. Storpiando i congiuntivi alla maniera di Fantozzi ne abbiamo riscoperto l’importanza. Memorabile il dialogo in quella “tragica” partita di tennis con il collega Filini: «Allora ragioniere, batti?» – «Ma come, mi da del tu?» – «No, batti lei.» – «Ah, congiuntivo!». Villaggio non è Alberto Sordi. Non rappresenta vizi e virtù degli italiani. La vita del ragioniere, il suo mondo, le sue mortificazioni e le sue illusioni, sono il racconto di un viaggio in una storia italiana senza lieto fine che fa dire a ognuno di noi: «Dai, c’è chi sta peggio!».

enniochiodi@gmail.com

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