«Fate il presepe in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle piazze»
Il Papa nella prima domenica di Avvento si è recato a Greccio dove ha firmato la lettera “Admirabile signum” nella quale ribadisce il valore della rappresentazione della natività
di Daniela Catalano
Il Papa ha aperto il tempo di Avvento, in preparazione al Natale, con un gesto dal forte valore simbolico. A distanza di tre anni ha deciso di tornare a Greccio, la «seconda Betlemme», come la definì Giovanni Paolo II, dove è stato accolto dal vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili e da mons. Rino Fisichella, responsabile vaticano dei santuari. Dopo aver salutato i religiosi francescani, le persone che animeranno il presepe vivente e il sindaco della piccola comunità in provincia di Rieti, si è recato nella grotta del santuario a contemplare l’affresco di scuola giottesca, che raffigura la natività. Il Pontefice, terminata la preghiera silenziosa, ha firmato la lettera “Admirabile signum”, che si apre con queste parole: “Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia”. Nel 1223 san Francesco, tornando da Roma, si fermò a Greccio. Trovandosi di fronte alle grotte che gli ricordavano il paesaggio della Palestina, chiese al signore del posto di poter mettere in scena la natività. Nacque così il primo presepe vivente della storia. E in quella notte santa il poverello di Assisi, con la semplicità di quel segno, «realizzò una grande opera di evangelizzazione». «A fare il presepe si impara da bambini e mi auguro – ha aggiunto il – che questa pratica non venga mai meno. Anzi, spero che possa essere riscoperta e rivitalizzata. Il presepe ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia». «Suscita tanto stupore e ci commuove» perché «manifesta la tenerezza di Dio, che si abbassa alla nostra piccolezza».
Negli ultimi anni sembra che la rappresentazione di quell’evento storico, che ha cambiato il mondo, sia un po’ caduta in disuso. Si sente spesso ripetere: «Non dobbiamo urtare la sensibilità di chi è straniero e non la pensa come noi» oppure «bisogna rispettare la fede religiosa di chi non è cristiano o di chi non crede». Ma quale sensibilità può urtare un Bambino che viene sulla terra per portare l’amore?
Ecco che il Papa con questa sua lettera apostolica ci aiuta a capire con chiarezza il valore di un gesto che si tramanda nel tempo, come le statuine che in molte case si tramandano di padre in figlio con grande rispetto e cura.
“Il Popolo” ha sempre creduto nel valore e nella bellezza della natività. Nel dicembre del 2011 lanciò il concorso “Il tuo presepe in cartolina”, che torna anche quest’anno. Chiediamo ai nostri lettori di inviarci la foto del loro presepe, realizzato in casa, in ufficio, a scuola o in parrocchia e in 9 anni abbiamo ricevuto centinaia di immagini da tutta la diocesi.
Sono arrivati manufatti di ogni grandezza, realizzati con materiali vari ma tutti accomunati da una grande fantasia e da una tenera attenzione a ogni particolare. Il successo crescente dell’iniziativa è la miglior prova che la nostra gente ha bisogno della “prova” tangibile della nascita di Gesù per vivere pienamente il mistero del Natale. Persino la politica si è accorta di tale esigenza, come dimostrano le due iniziative regionali della Lombardia e del Piemonte. Nel primo caso è stato realizzato un bando che stanzia 50 mila euro per progetti che prevedono la realizzazione del presepe nelle scuole statali e paritarie, sul territorio regionale. Il contributo consiste in un finanziamento di 250 euro per l’acquisto di materiale necessario alla realizzazione del presepe ed è concesso alle prime 200 scuole che hanno presentato la domanda. Nel secondo caso l’assessore regionale piemontese alla scuola, Elena Chiorino, ha inviato una lettera a tutti i dirigenti scolastici invitandoli a valorizzare la ricorrenza natalizia e le conseguenti tradizioni come il presepe, l’albero di Natale e le recite scolastiche ispirate al tema della natività “che sono parte fondante della nostra identità culturale e delle nostre tradizioni da tutelare e mantenere vive”. Proprio Bergoglio ha esortato a «sostenere la bella tradizione» del presepe: in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. La parola “praesepium”, infatti, indica la mangiatoia, dove fu posto Gesù e ci ricorda la povertà che «il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua incarnazione».
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