Fiction reale
di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti
Da qualche anno le nostre abitudini televisive sono radicalmente mutate, essendoci assuefatte alle piattaforme digitali, con il vantaggio di assistere alla visione del programma prescelto senza inserzioni pubblicitarie, nonché di interrompere la stessa e riprenderla la sera successiva senza perdere un attimo dell’intreccio. Ci siamo trasformate in “maniache monotematiche delle serie TV” come ci definisce il “maniaco monotematico dei canali sportivi”: spesso rivediamo, anche a più riprese, intere serie o singole stagioni: non è raro che, soffiando aria sul fuoco della malcelata tolleranza di chi in famiglia si ritrova minoritario, insceniamo siparietti, recitando a memoria stralci di dialoghi tratti dai nostri cavalli di battaglia: Grey’s Anatomy, Una mamma per amica, Friends.
Recentemente, sull’onda della dipartita della regina Elisabetta, abbiamo rivisto le prime 4 stagioni di The Crown e attendavamo con trepidazione l’uscita della quinta, visibile dal 9 novembre, anticipata da un battage pubblicitario di tutto rispetto, anche per l’impatto emotivo legato al fatto che questa sia la prima stagione dopo che la sovrana e il principe Filippo sono passati a miglior vita. Sono narrati gli anni Novanta, il decennio più caldo della storia della corona inglese, culminato nel 1992, definito dalla stessa Elisabetta «annus horribilis»: tre dei suoi quattro figli divorziarono e il Castello di Windsor fu coinvolto in un devastante incendio. Gli avvenimenti di quel decennio sono ritratti senza filtri: dal presunto complotto dell’allora principe ereditario Carlo per far abdicare la madre, alle ammiccanti, ma mai comprovate distrazioni del principe Filippo, fino al terremoto scatenato dalla “principessa del popolo” Diana, abile ad auto-investirsi di un’aura di vittimismo santificatore. Le esternazioni che in questo millennio Henry e Meghan hanno concertato con quella diavolessa del sensazionalismo che è Oprah Winfrey, impallidiscono a confidenze di fronte a una tazza di tè se confrontate con le rivelazioni di Diana nell’intervista bomba rilasciata alla BBC nel 1995.
«Ma veramente è successo tutto questo? Tu te lo ricordi? Mi sembra incredibile! E la faccenda del “Camilla Gate”: è vera o è un episodio introdotto dagli sceneggiatori?» «Pur con qualche licenza televisiva, è tutto accaduto nella realtà! L’intercettazione telefonica nella quale l’attuale re Carlo, in un colloquio con l’amata Camilla, si lasciava andare a certe fantasie, ha fatto sbellicare dalle risate mezzo mondo! Altro che le Metamorfosi di Kafka, con la trasformazione del protagonista in scarafaggio!» «Gli attori sono bravi, ma quello che interpreta Carlo è troppo bello per essere credibile. Senti cos’ho letto sull’edizione on line di un settimanale: “Dominic West sta al principe Carlo come George Clooney sta a Giulio Andreotti”.»
silviamalaspina@libero.it