Figli maturi e genitori no?

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Di Silvia Malaspina

Cari ragazzi maturi, gli esami di Stato (come venivano definiti ai tempi di Fred Flintstone) sono in dirittura d’arrivo e, anche quest’anno, si è riproposto il dilemma dei genitori: accompagnare il pargolo davanti alla Commissione esaminatrice o restarsene a casa ad attendere l’esito, in preda a quella che Massimo Gramellini ha definito la “maturansia”? Il dubbio riguarda soprattutto la prova orale: nell’ultimo quinquennio è invalsa l’usanza di attendere i figlioli all’uscita con un mazzo di fiori e la classica bottiglia di bollicine per festeggiare il diploma. Come da copione, è scoppiata la trita polemica tra i “duri e puri” che accusano i genitori di essere più infantili dei figli e sbandierano il classico «ai miei tempi altro che fiori! Era considerato semplicemente nostro dovere sostenere l’esame nel miglior modo possibile, invece i figli oggi vengono premiati anche solo per respirare!» Cari ragazzi, quando sento questi discorsi, non riesco a fare a meno di pensare che chi non è più nel fiore degli anni può diventare come mai avrebbe immaginato, tendendo a ripetere gli stessi identici schemi mentali che in gioventù aveva combattuto e, francamente, ciò mi mette tristezza. È vero che “ai nostri tempi” era tutto diverso: ci siamo incamminati verso il colloquio orale senza codazzo di genitori brandenti fiori, abbiamo sostenuto l’esame, siamo tornati a casa e la giornata è proseguita all’insegna della più banale normalità, ma, mi chiedo, era meglio? Era semplicemente un altro tempo e di questo dobbiamo prendere atto, senza recriminare né contro chi è figlio della modernità, né contro i genitori che vogliono essere vicini ai ragazzi in quello che è rimasto uno dei pochi riti di passaggio in questa nostra era nella quale tutto pare livellato sul virtuale e si sta gradualmente perdendo l’attitudine a manifestazioni concrete. Lo scorso anno la maturità ha coinvolto la mia famiglia: a noi genitori non è nemmeno passato per la mente di accompagnare l’esaminanda all’orale, ma abbiamo raggiunto in un secondo momento il liceo e ci siamo uniti ai festeggiamenti finali, “sbocciando” la bottiglia e consegnando un bouquet di girasoli alla neo matura. Cari ragazzi, spero che anche per i vostri genitori sia un ricordo dolce come lo è per noi e vorrei replicare ai detrattori, raccontando questo episodio personale: mio papà, a fronte di una diagnosi molto infausta, chiese all’oncologa: «Dottoressa, mi faccia vivere fino a luglio: voglio vedere mia nipote matura e consegnarle un mazzo di fiori». Non fu possibile, portammo noi i fiori in sua vece: siamo genitori immaturi?

silviamalaspina@libero.it

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