Finanza mordi e fuggi, ma…

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Di Cesare Raviolo

Secondo il Rapporto Oxfam (Confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale), nel 2025 il mondo ospita 2.769 miliardari (di cui 71 in Italia), che detengono una ricchezza di 15.000 miliardi di dollari, pari all’incirca al Pil (Prodotto Interno Lordo) di Giappone, Germania, India e Gran Bretagna. Nell’ultimo anno, questa ricchezza è cresciuta al ritmo di 5,7 miliardi di dollari al giorno, mentre per eliminare dal mondo la povertà estrema, al ritmo con il quale ciò avviene oggi, occorrerebbe, secondo Oxfam, circa un secolo. La polarizzazione estrema della ricchezza nelle mani di pochi è dovuta a una serie di cause riconducibili, in ultima analisi, al ruolo crescente della finanza puramente speculativa che, ormai, vale più dell’economia reale. Pur prescindendo da ogni considerazione di ordine etico, è indubbio che la crescente pressione della finanza sui governi e sugli organismi internazionali, il predominio della speculazione a breve termine, la dipendenza dal debito, il primato della finanza “mordi e fuggi” causano distorsioni al funzionamento dell’economia e pongono interrogativi sulle conseguenze che esse potrebbero avere. Due esempi illustrano il funzionamento della finanza speculativa. L’indice di borsa US500 è passato dai 1.468 punti del 2000 ai 6.130 di gennaio 2025, con un’impennata di oltre il 400%, frutto della speculazione sui titoli finanziari e del tutto scollegata con l’andamento dell’economia reale e dei prezzi di beni e servizi. La quotazione del Bitcoin, la criptovaluta in circolazione di gran lunga più nota, è passata dai 400 dollari del 2016 ai 99.652,98 del 2 febbraio 2025 dopo aver toccato il massimo storico di 109.356 dollari il 19 gennaio scorso. Le criptovalute sono monete digitali che possono essere utilizzate per acquistare beni o servizi solo se il venditore è disponibile ad accettarle oppure detenute a scopo di investimento legato solo alla speranza che ne aumenti il prezzo. Considerato che, in passato, le crisi finanziarie hanno avuto origine sempre negli USA e che successivamente hanno colpito il resto del mondo e investito l’economia reale, non è da sottovalutare il rischio, stante le premesse, in un futuro anche non molto lontano, di un’altra crisi. I dubbi riguardano soltanto se sarà drammatica come nel 1929 o solo grave come quella più recente del 2008 e in che misura comprometterà il funzionamento dell’economia, la struttura e la coesione sociale e la sopravvivenza delle stesse democrazie.

raviolocesare@gmail.com

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