“Frozen II”: aspettative tradite
Tanti adulti forse andranno a vedere “Frozen II” costretti controvoglia da figli o nipoti.
Ma sei anni fa in verità con il primo film la Disney ha conquistato i botteghini di tutto il mondo, superando il miliardo globale, e i cuori di milioni di persone di ogni età.
Era un film d’animazione fresco, divertente, dall’animo musical. Con un occhio rivolto al marketing senza rinunciare alla qualità.
Il lavoro degli “Animation Studios” è stato di livello, basti pensare al minuzioso studio della composizione dei ghiacci e dei fiordi norvegesi. Se il primo “Frozen” era caratterizzato da tonalità fredde (neve e ghiaccio sempre presenti pur svolgendosi durante l’estate), questo secondo si concentra sul tema del cambiamento, identificato con l’autunno. Protagonisti i quattro elementi – acqua, vento, terra e fuoco – associati a un colore. Una storia che rimanda alla scoperta di se stessi e dei propri limiti, all’inestimabile valore dell’amicizia, all’idea di magia come forza creatrice e come dono dalle potenzialità meravigliose, alla ricerca di libertà. Trovare la forza di capire il proprio ruolo nel mondo è un messaggio importante per il pubblico. La favola porta in scena foreste segrete, luoghi incantati, misteriose creature, antichissime usanze e si fa anche percorso di formazione: i personaggi sono più maturi, ciò si riflette in una trama più adulta, più seria e anche dai toni più cupi. Questo tratto allontana l’allegria e la spensieratezza che caratterizzavano il primo film. A risentirne è il più semplice e sano divertimento. Elemento di debolezza anche il doppiaggio. Adattare i dialoghi, soprattutto le canzoni, dalla lingua inglese all’italiano risulta a quanto pare impresa difficile che porta il risultato finale a non essere all’altezza dell’originale. Piacerà ovviamente tanto ai bambini quanto agli adulti grazie al fascino che caratterizza il marchio Disney.
Ma nel complesso la resa manca di equilibrio e a tratti tradisce l’alta aspettativa che si ha di questo sequel.
Matteo Coggiola