Glaciazione demografica
Di Ennio Chiodi
Il termine ha un suono catastrofico e non induce all’ottimismo. Con “glaciazione demografica” intendiamo il consistente calo, progressivo e apparentemente inesorabile, del tasso di natalità. In Europa – di questi tempicolpisce soprattutto i Paesi mediterranei e l’Italia in particolare, buon’ultima tra i 27 Paesi UE, subito dietro a Spagna, Grecia e Portogallo, con un tasso di natalità del 6,7%, quasi la metà dell’11,2 dell’Irlanda. Tra i più prolifici ci sono la Francia e gli Stati nordici come Svezia e Danimarca. In Italia il crollo demografico è molto più marcato nelle regioni meridionali che in quelle settentrionali. Queste indicazioni fanno realisticamente pensare che il fenomeno sia particolarmente legato alla presenza e alla funzionalità dei servizi dedicati alle famiglie e ai tassi di crescita e di occupazione. Più cresce l’economia e l’efficienza di un Paese, insomma, più figli si fanno. Al di là della distribuzione geografica il dato generale di riferimento è semplicemente drammatico, soprattutto perché il fenomeno rischia di diventare irreversibile. Se l’età media della popolazione cresce sempre di più (l’Italia è la più vecchia dopo il Giappone) ci saranno sempre meno donne in età fertile in grado o comunque disposte a divenire madri, in un circolo vizioso che non prevede inversioni di tendenza e che rischia di trasformarsi da tendenza a fenomeno strutturale. Crolla il tasso di fertilità e crolla il numero dei giovani in età di lavoro, capaci di produrre crescita, ricchezza, generare tasse e contributi. Aumentano gli anziani che assorbono assistenza e previdenza. Una madre che lascia il lavoro per dedicarsi ai figli impoverisce la famiglia e la nazione. Il cane, insomma, si morde la coda sempre più velocemente e niente sembra in grado di quietarlo. Secondo il recentissimo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (www.istat.it), la popolazione residente in Italia – che era di 59 milioni al 1° gennaio 2023 – scenderà di 400.000 abitanti entro il 2030 e di ben 4 milioni entro il 2050. Entro il 2043 meno di 1 famiglia su 4 sarà composta da una coppia con figli. Un trend che non è dovuto solo a ragioni economiche e che non può essere superato solo con servizi più adeguati e più efficaci misure sociali – comunque sacrosante e non più rinviabili – ma anche favorendo un ripensamento culturale diffuso, che restituisca, nel pensiero comune, alla famiglia il ruolo di parte trainante e rivitalizzante della società. Un’altra recente ricerca, condotta da Emg Different, segnala che gli italiani sono sempre più consapevoli della gravità di questo fenomeno, molto di più, tanto per cambiare, della politica e delle istituzioni.
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