Gli adulti devono ascoltare e amare gli adolescenti

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Il 26 settembre la Pastorale Giovanile diocesana ha invitato Matteo Lancini per riflettere sulla situazione giovanile e sui percorsi possibili

TORTONA – Sii te stesso a modo mio è il titolo del libro al centro della conferenza che si è svolta giovedì 26 settembre nel salone del Seminario. A parlarne è stato l’autore Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’istituto “Minotauro” di Milano, da anni in prima linea nell’impegno al fianco degli adolescenti milanesi. A una sala gremita di persone, di cui molte in piedi e a tutti quelli che erano collegati online, Lancini ha illustrato tre modelli di come, negli ultimi decenni, si attraversa l’adolescenza, fase della vita in cui si compirebbero alcuni processi evolutivi che riguardano il rapporto con il corpo, la famiglia di origine, l’identità e l’affettività. Il primo modello è stato quella della famiglia tradizionale/normativa che pronunciava frasi come: «Devi obbedire»; «Prima il dovere e poi il piacere»… In quel contesto l’adolescenza si presentava come il tempo della trasgressione e dell’opposizione alla normatività adulta. A questo è seguito il modello della famiglia affettiva/relazionale caratterizzata dal narcisismo della società adulta, attraverso il “sequestro” dei corpi dei bambini. In questa fase si è cercato di abolire la noia e la solitudine virtualizzando e precocizzando le esperienze, conducendo gli adolescenti in un mondo in cui tutto è diventato esposto e in cui si cresce provando vergogna e delusione. Cifra di questo modello è il ritiro sociale di molti ragazzi come reazione alla competitività della società. Attualmente si è nella nuova fase del “sii te stesso a modo mio”. L’epoca post-narcisista non mette al centro della preoccupazione adulta i ragazzi a cui non si chiede più nulla e di cui si pensa di sapere tutto. L’adulto, infatti, desidera sovraintendere la mente dell’altro presentando una società “dissociata” soprattutto nel mondo della scuola e del rapporto con internet. Nel ritiro sociale l’adolescente si ritrova ad avere come interlocutore con cui crescere il vuoto, rappresentato da una molteplice manifestazione di sintomi di disagio. Che fare dunque come comunità cristiana in questo contesto? Relazione, cooptazione e responsabilizzazione sono le tre parole chiave che Lancini ha offerto all’assemblea: fare domande scomode e mettersi in ascolto attento di ogni singolo ragazzo e ragazza che sono “pezzi unici”. È importante l’ascolto senza pregiudizi e senza “ansie”, lasciando che gli adolescenti possano “disturbare” gli adulti per trovare un dialogo in grado di affrontare insieme ogni argomento e fare in modo che essi si sentano amati e accompagnati. Parole e indicazioni importanti quelle proposte da Lancini che si spera possano diventare lo stile di ogni azione che la Pastorale giovanile della Diocesi cercherà di mettere in pratica.

Don Cristiano Orezzi

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