Gli argomenti da evitare
di Patrizia Ferrando
La settimana scorsa abbiamo parlato di come “modulare” una conversazione; la domanda classica, però, suona più o meno così: «Di cosa parlo?».
Contano l’occasione e gli interlocutori, a non cambiare è la giusta spontaneità.
La risposta, secondo me, sta intorno a noi, nel mondo e nelle vita. Parliamo delle cose che impariamo ogni giorno, di quelle che ci appassionano, di quanto conosciamo e vogliamo conoscere meglio. Facciamolo ricordandoci che non siamo soli, così non ripeteremo mille volte «io, io, io». Rispondiamo alle domande con entusiasmo e fiducia. Un modesto consiglio: quando s’inizia una conversazione, meglio avviare un argomento in termini positivi. Non trovate anche voi che chi, appena ci vede, comincia a snoccciolare lamentele, spaziando dal cattivo tempo ai mali della società, non susciti sensazioni molto belle?
E gli argomenti da evitare? A mio avviso, non occorre ragionare per tabù, basta fare appello al raziocinio.
Di sicuro, da abolire sono quei discorsi che impressionano o tediano: niente resoconti minuziosi sulle malattie, gli eventi funesti, le cronache raccapriccianti. Chi domanda «come va?» non si sta informando sulla vostra o altrui cartella clinica. Se, purtroppo, non è momento in cui rispondere con convinzione «Benissimo, grazie», imbocchiamo una via che lasci intendere con garbo e discrezione eventuali difficoltà non omissibili, e non oltre.
Senso della misura anche nella fiera esposizione delle prodezze dei propri pargoli o degli amici animali: di solito si ottiene in poche battute l’equipollente delle vecchie e soporifere serate di visione delle diapositive.
Mostriamo interesse per il prossimo, senza mutarci in clienti non paganti.
Seduti accanto ad un medico, non chiediamo un consulto, come a un avvocato non domandiamo pareri legali, o a un falegname il rimedio contro i tarli.
Non illudiamoci di ben figurare ostentando conoscenze altolocate, lussi, padronanza di tutto lo scibile umano.
Ultima, ma non ultima, la bolla della conflittualità: molti manuali di galateo raccomandano di rifuggire, nel conversare, la politica, la religione, le questioni di principio.
Ma sono temi che permeano infiniti aspetti, ed è giusto essere noi stessi nei valori, nelle opinioni, nella visione delle cose. Sarebbe orribile, tuttavia, mostrare intolleranza, innescare scontri di parte o di partito, assumere enfasi da omelia o da comizio. Le persone di buon senso, prima ancora che di buone maniere, riconoscono il confine fra autenticità e maleducazione.