“GottardoTigotà” di Broni, a rischio 16 posti di lavoro
Gli scioperanti hanno bloccato i tir con le merci in entrata e in uscita del polo logistico. Poi la schiarita
BRONI – Una settimana di alta tensione alla logistica “GottardoTigotà” di Broni per la mobilitazione di una cinquantina di lavoratori, sostenuti dal sindacato Si Cobas.
Gli scioperanti hanno bloccato il passaggio delle merci per il magazzino per protestare contro il mancato rinnovo di 16 contratti a tempo determinato e per chiedere garanzie sulla regolarità dei contratti e sull’applicazione delle tutele per i 260 operai del sito produttivo.
A seguito di un primo incontro in Prefettura a Pavia, la società Winlog, che si occupa della gestione di 200 lavoratori della logistica, ha promesso la riassunzione degli 8 dei 16 operai.
Una mossa che non ha soddisfatto il sindacato, che infatti ha inasprito lo sciopero, bloccando le merci in entrata e in uscita, inizialmente per tutto il polo logistico (dove oltre a Tigotà ci sono anche Scarpe&Scarpe e Columbus Logistics).
Dopo una giornata ad alta tensione, dove si è rischiato più volte lo scontro tra i manifestanti e le forze dell’ordine, che hanno presidiato i picchetti in assetto anti sommossa, i Cobas hanno concesso il passaggio delle merci per gli altri stabilimenti, bloccando solo quelle destinate a Tigotà.
Nel frattempo, il blocco delle attività ha messo in seria difficoltà il funzionamento dei punti vendita Tigotà di tutto il Nord Italia (nel magazzino erano fermi dieci tir carichi di prodotti per rifornire i negozi della Liguria), che nel giro di pochi giorni avrebbero dovuto chiudere. L’azienda, inoltre, dopo aver sottoscritto in municipio a Broni un protocollo per la legalità negli appalti con i sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, ha annunciato che, se la situazione non si fosse sbloccata, avrebbe dovuto licenziare tutto il personale della logistica.
Così, di fronte all’intransigenza degli scioperanti e del sindacato, la Gottardo spa, l’azienda padovana titolare del marchio “Tigotà”, ha indetto a Broni una manifestazione dei dipendenti del punto vendita di tutto il Nord Italia.
Nel piazzale della logistica si sono trovati faccia a faccia, sotto il controllo delle forze dell’ordine, 500 dipendenti dei punti vendita, che chiedevano di rimuovere il blocco in modo da riprendere il lavoro, i 50 scioperanti e una cinquantina di lavoratori del magazzino, usciti per dare solidarietà ai commessi Tigotà, tra cori, urla e insulti tra i vari blocchi. Nel frattempo, però, la trattativa non si è interrotta: nel pomeriggio di venerdì, giorno della manifestazione, si è tenuto in Prefettura un ultimo incontro, durante il quale l’azienda ha fatto un’apertura, proponendo la riassunzione di 2 operai a Broni e 6 a Reggio Emilia.
I Cobas, così, hanno consultato i loro iscritti e, dopo un’ulteriore lunga trattativa notturna con la Winlog, hanno accettato il reintegro di 4 operai a Broni fino al 31 dicembre, sbloccando finalmente la vertenza e consentendo la riapertura del magazzino domenica scorsa.
Inoltre, hanno rimosso il picchetto e rinunciato a qualsiasi altro tipo di mobilitazione.
“Noi abbiamo fatto tutto quello che era possibile e, di fronte al rischio di lasciare a casa tutti i dipendenti ci siamo messi la mano sulla coscienza e abbiamo fatto un piccolo sforzo economico, pur sapendo che nei prossimi mesi ci sarà un calo dei volumi e saremo costretti a lasciare a casa altro personale” – hanno spiegato i vertici dell’azienda. I Cobas esultano per la vittoria nella lotta sindacale: “Tigotà/Gottardo si sono arresi di fronte alla mobilitazione operaia. – affermano i Cobas – Ora si deve lavorare perché chi si era schierato contro lo sciopero comprenda che quando è l’interesse generale a prevalere e si rifiuta di fare la guerra a chi sta peggio di noi, il beneficio è per tutti. Quella che è stata una battaglia e una vittoria sindacale ora deve diventare una battaglia e una vittoria culturale”. I sindacati confederali, invece, esprimono preoccupazione per la divisione interna ai lavoratori e chiedono all’azienda di accelerare nell’applicazione dell’accordo sottoscritto a Broni: “Ora è necessario mettere gambe al patto sulla legalità e avviare una contrattazione di secondo livello sull’adeguamento dei contratti. Per noi l’obiettivo principale resta il mantenimento di tutti i posti di lavoro” – spiegano Cgil, Cisl e Uil.
Oliviero Maggi