I Martiri Missionari hanno donato la vita per amore di Cristo
Il 21 marzo in cattedrale la Via Crucis con il vescovo alla presenza di suor Gestro, direttrice del CMD
TORTONA – Lo scorso 24 marzo la Chiesa ha celebrato la 33^ Giornata dei Missionari Martiri, nel giorno in cui si commemora l’uccisione di sant’Oscar Romero, avvenuta nel 1980. Il vescovo martire incarna il simbolo della vicinanza agli ultimi e l’incessante dedizione alla causa del Vangelo. L’appuntamento è nato come un’occasione per riflettere sul significato dell’eredità che ha lasciato e per onorare quanti, come lui, hanno sacrificato la propria vita nel servizio. Nel 1992, su proposta di Missio Giovani, la Chiesa italiana ha istituito la Giornata per ricordare coloro che, ogni anno, perdono la vita dedicandosi senza riserve al prossimo. Il tema scelto per il 2025 è stato “Andate e invitate”, in riferimento al brano del Vangelo di Matteo che ha accompagnato l’ottobre missionario. Nella Diocesi di Tortona, in occasione della Giornata è stata organizzata dal Centro Missionario diocesano, diretto da suor Patrizia Gestro delle Figlie di Nostra Signora della Neve, un momento di preghiera che si è svolto venerdì 21 marzo. Alle ore 18 Mons. Gui- do Marini ha presieduto la Via Crucis durante la quale è stata innalzata la preghiera per tutti gli uomini e le donne missionarie a ser- vizio del vangelo, seguendo il testo preparato da Fondazione Missio per tutta la Chiesa italiana. Erano presenti i membri del Centro Missionario e numerosi fedeli. Al termine delle 14 stazioni, il vescovo, rivolgendosi ai presenti, ha sottolineato che «percorrere la via della croce significa ogni volta rinnovare l’esperienza nel cuore del “fatto cristiano”, cioè l’incontro con il Signore Gesù, nostro Redentore, nostro Salvatore, che per a- more ha dato sé stesso per noi, fino alla morte e alla morte di croce». «Quando pensiamo ai martiri – ha aggiunto – dobbiamo pensare che la loro esperienza ci ricorda esattamente due cose, che sono presenti nella via della croce». La prima cosa è che «con il loro dare la vita, versando il sangue, ci ricordano che la fede è un rapporto d’amore. Loro sono degli innamorati del Signore a tal punto che sono stati disposti a dare la vita per Lui e, attraverso di Lui, ai fratelli». La seconda cosa che ricordano i missionari con il loro donare la vita, è che «loro sono testimoni dell’eternità alla quale hanno talmente creduto da perdere la vita eterna, certi che il tramonto del sole sul loro pellegrinaggio terreno significava già il sorgere del sole sull’eternità in Dio, mettendoci così al riparo dal considerare che la vita cristiana sia qualcosa che si risolve qui e ci aiutano a ricordare che siamo fatti per altrove per qualcosa di più, di più grande, che c’è un’eternità che dà senso a tutto». Al termine, la solenne benedizione con la croce ha concluso il partecipato momento di preghiera e di ricordo.