I “misfatti” involontari

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di Patrizia Ferrando

A tutti, prima o poi, è capitato di vivere, da spettatori, da “esecutori materiali” o da “vittime”, il famigerato momento del piccolo grande disastro. Sempre lo seguono silenzio incombente, parole vagamente forsennate, gesti spesso tendenti alla goffaggine. Di cosa stiamo parlando?

Semplice, della costellazione dei “misfatti” involontari. Bicchieri o piatti rotti, macchie sui vestiti, vino versato su cuscini o tappeti. A combinare un guaio può essere un commensale, oppure chi serve. La casistica si presenta vasta, però le buone maniere, come sempre unite a rispetto e senso della misura, giungono in soccorso evitando spiacevoli sensazioni di imbarazzo e inutili strascichi per una seccatura, perfino per un pizzico di dispiacere se vengono compromessi oggetti a cui teniamo, che, tuttavia, non devono guastare l’umore delle persone.

Vediamo per primi alcuni esempi legati ai locali pubblici. Da commensali, anche se si pone in atto la valida prevenzione costituita dal non gesticolare, accade, perché siamo un po’ maldestri o per agitazione o distrazione di un momento, che qualcosa sfugga di mano o finisca in pezzi. Davanti a chi si trova con noi non insceneremo né una tragedia né una farsa: niente monologhi di autoflagellazione o motti di spirito. Basta una discreta frase di scuse per la mossa malaccorta, poi vi verranno in aiuto i camerieri. Probabilmente si saranno già resi conto dell’accaduto, se così non fosse, richiamate la loro attenzione, senza comunque toni da cataclisma. Esprimerete rammarico e lascerete che rimedino al pasticcio badando a non intralciarli e senza tentativi di aiutare che, il più delle volte, rallentano le azioni di chi lavora. Ringraziando, più con calore che con enfasi, l’incidente si dichiara chiuso. Quando a rompere qualcosa dovesse essere proprio chi serve, conta minimizzare con brevità e comprensione. Niente ostentata indifferenza, risate, occhiatacce.

C’è poi il capitolo macchie: sfoggerete regale nonchalance, ignorando ogni pensiero su prezzo, novità o delicatezza del capo. Minimizzate e magari chiedete del borotalco o spazzola e smacchiatore. La nonchalance ci porta agli inviti domestici, perché è la stessa che la padrona di casa userà se un ospite combina guai. Se, invece, siete voi gli invitati che fecero il disastro, valutate con attenzione: in caso di danni piuttosto seri, offritevi di pagare la tintoria per tappeti e fodere, osservate se la stoviglia rotta appartiene a uno di quei servizi che i grandi marchi della porcellana riassortiscono sempre (così la ricomprerete) o inviate il giorno dopo un omaggio e un biglietto di scuse.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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