«I presupposti ci sono. Adesso tocca alla politica e all’Asl decidere»

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L’ospedale di Tortona, dopo aver pagato un conto salato all’emergenza, potrà ritornare completamente operativo? Lo chiediamo al commissario Giuseppe Guerra

La Fase 2 dell’emergenza è stata approntata anche per l’ospedale di Tortona, con diversi livelli di intensità a seconda dell’andamento dell’epidemia. Giuseppe Guerra, il commissario ad acta nominato dalla Regione Piemonte per gestire l’emergenza ospedaliera, mercoledì 13 maggio ha terminato il suo mandato e torna a Cuneo. La Regione Piemonte gli ha affidato l’incarico di “commissario straordinario per gli aspetti sanitari relativi all’emergenza migranti nell’agricoltura per l’estate 2020, presso il comune di Saluzzo e i comuni limitrofi”.

«Ho assunto il mio incarico a Tortona con spirito di servizio e con grandi stimoli. – sottolinea Guerra – Lo ritenevo un momento fondamentale per fronteggiare l’emergenza e sul piano personale un’occasione per mettere in pratica competenze organizzative e per assumere un incarico significativo. A Tortona mi sono trovato benissimo, ho incontrato personale preparato, a tutti i livelli, che ha dimostrato, in un momento di oggettiva e grandissima difficoltà, spirito di sacrificio e impegno per la causa. E ho trovato una comunità cittadina molto propositiva, un legame molto forte e un’attenzione particolare per la struttura ospedaliera sia da parte del sindaco e di chi rappresenta le istituzioni, sia da parte di imprenditori, tecnici e semplici cittadini, che hanno espresso grande solidarietà e generosità».

Quali sono state le misure più significative adottate?

«La ridistribuzione dei reparti e l’ampliamento dei posti letto disponibili. La dotazione è stata ampliata prima con 19 e poi con altri 17 posti letto, per arrivare agli attuali 120, che nel primo mese di emergenza sono stati presto tutti occupati. È stata potenziata la terapia intensiva, raddoppiando i posti e portandoli a 12. I reparti sono stati allestiti in forma più piccola, distribuiti in 27, 24, 21 e 19 letti rispettivamente, in modo da avere strutture agili e flessibili per media intensità, per i pazienti che escono dalla Rianimazione, e poi a bassa intensità, per costruire un percorso di guarigione dei pazienti prima della dimissione».

Determinante per il rinforzo della struttura ospedaliera anche l’intervento del Comitato per l’Ospedale, che ha raccolto in pochi giorni 1.200.000 euro e acquistato importanti strumenti.

«È un grande esempio di attenzione e di generosità: ci siamo confrontati con il primario di Radiologia Antonello Santoro e con il responsabile del Trasfusionale Giuseppe Semino per valutare gli investimenti più urgenti e adatti e abbiamo fatto acquistare strumenti diagnostici portatili, cioè in grado di essere utilizzati nei reparti, e una quantità consistente di dispositivi di protezione individuale, che non sono mai abbastanza».

E poi lo strumento che più simboleggia l’emergenza Coronavirus: la macchina per analizzare i tamponi.

«Avendo già un laboratorio di microbiologia, che era stato temporaneamente chiuso per qualche settimana, è stato naturale pensare di riattivarlo e potenziarlo con questo mezzo. Ci sono state un po’ di difficoltà nell’acquisto, ma ora è attivo e potrà analizzare più di 400 tamponi al giorno: una mole consistente di lavoro».

A breve riapriranno altri reparti?

«Essendo questo ospedale dedicato ai soli casi di Covid, resterà con questa destinazione fino all’esaurimento completo dell’emergenza. Nel fine settimana scorso comunque ho progettato un percorso separato per i pazienti Covid dall’utenza generica per riaprire la Radiologia e una diversa collocazione per il punto prelievi, in modo che tra pochi giorni l’utenza possa rivolgersi all’ospedale normalmente e in tutta sicurezza».

Si può parlare di Fase 2 per l’ospedale?

«La Regione ci ha chiesto di progettare l’assetto di tutti gli ospedali: mi sono confrontato con il direttore Asl Alessandria Valter Galante e abbiamo pianificato un’ampia opera di ristrutturazione per le sale operatorie, tra muratura, impiantistica, infissi, in modo da poterle rendere utilizzabili nel giro di qualche settimana per svolgere eventuali interventi di ogni genere di cui i pazienti Covid potrebbero necessitare. Per la Fase 2 l’obiettivo è condurre a Tortona tutti i pazienti Covid della provincia di Alessandria, in modo da liberare completamente da questo genere di patologia gli altri ospedali affinché possano riprendere piena e normale attività per tutti gli altri casi. Se l’epidemia rimarrà sui livelli attuali, sarà sufficiente, altrimenti se ci sarà un ritorno di contagi affiancheremo ai nostri altri reparti dell’ospedale di Alessandria, ma ormai la macchina è organizzata per fronteggiare l’eventuale emergenza».

Il prezzo pagato dall’ospedale di Tortona al Covid potrà garantire in futuro che vengano riaperti alcuni reparti che fino a ieri erano chiusi?

«Non tocca a me rispondere, sarà la politica e l’Asl a fare valere i suoi crediti. Di sicuro penso che, cessata l’emergenza, i reparti che sono stati chiusi in questi mesi abbiano tutti i presupposti per riaprire, in più le nuove dotazioni tecnologiche rimarranno, così come la ristrutturazione delle sale operatorie. Sono investimenti sul futuro. Credo che l’ospedale di Tortona possa essere considerato centrale nella pianificazione anche successivamente all’emergenza e spero che venga considerato tale da chi avrà la facoltà di decidere».

Stefano Brocchetti

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