I primi 50 anni della Casa Alpina

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Lo scorso 5 agosto a Brusson il compleanno della “Montanara”. Mons. Guido Marini, facendo a tutti una gradita sorpresa, ha celebrato la Santa Messa “tra quattro generazioni di ragazzi e ragazze”

BRUSSON – Nata da un sogno della Gioventù Femminile di Azione Cattolica sostenuta da don Gianfrancesco Capurro e portata a termine con l’assistenza di don Pietro Zanocco, la Casa Alpina ha compiuto 50 anni!

Il progetto ebbe subito l’approvazione del vescovo Mons. Francesco Rossi che, in una lettera datata 15 novembre 1965 e inviata a don Capurro, incoraggiò la costruzione di una “residenza estiva a favore della gioventù Femminile di A.C. della nostra diocesi”.

Il pieghevole “Costruiamo la nostra casa alpina” (stampato nel febbraio 1966), che invitava a inviare offerte e ad acquistare i “mattoni” per la costruzione, illustra bene gli obiettivi dell’iniziativa: offrire una casa di villeggiatura adeguata alle esigenze, avere “una casa accogliente per trovarci come a casa nostra”, con costi accessibili a tutte le giovani della diocesi e utilizzabile “per molte iniziative”.

In linea con la propria vocazione di associazione laicale organicamente incardinata alla Chiesa locale, l’A.C. diocesana ha gestito la Casa seguendo queste linee programmatiche e, in pieno spirito sinodale, ha ospitato fin dal primo anno di attività tutte le realtà diocesane (scuole, parrocchie, gruppi, altre associazioni) che ne hanno fatto richiesta, offrendo sia il servizio di ospitalità sia la proposta formativa. Questo ha permesso di valorizzare la struttura come servizio aperto a tutti, associati e non, registrando in 50 anni quasi 50.000 presenze.

Dal 1973 a oggi migliaia di giovani e adulti, partendo da ogni paese della diocesi, hanno varcato la soglia della Casa che tutti insieme il 5 agosto abbiamo ricordato, festeggiato e progettato per il futuro. Il vescovo Mons. Guido Marini, facendoci una gradita sorpresa, ha voluto essere presente personalmente per celebrare l’Eucarestia, manifestare la sua vicinanza all’Azione Cattolica e alle attività rivolte ai giovani della diocesi con l’auspicio di un sempre maggior coinvolgimento dei vari gruppi diocesani nelle iniziative sia a Brusson sia nelle rispettive realtà quotidiane. Dal suo nascere, infatti, la Casa Alpina è stata luogo di aggregazione per quanti, anche dalle realtà più piccole del nostro grande territorio diocesano, hanno ritrovato slancio per impegnarsi nelle proprie parrocchie. Ad esempio, quest’estate, i campi dell’A.C.R. e il campo dei Giovanissimi di A.C. hanno visto la partecipazione di circa 400 ragazzi provenienti da più di 80 parrocchie.

Il 5 agosto è stato non solo un momento di festa “tra quattro generazioni di ragazzi e ragazze” ospitati tra quei muri, ma un’occasione di approfondimento sul significato della sinodalità e dell’essere laici responsabili in una Chiesa in cammino grazie ai contributi di mons. Gianfranco Maggi che ci ha introdotti nel cuore della sinodalità, del presidente nazionale di A.C. Giuseppe Notarstefano, che è intervenuto in video conferenza, di Sua Eccellenza nella ricca omelia della Messa, nei contributi degli assistenti don Claudio Baldi e don Luca Ghiacci, della presidente Giulia Silla e del professor Ernesto Preziosi che è rimasto con noi per approfondire il tema.

Tutti hanno fatto riferimento alla storia e al significato delle case alpine nel percorso formativo dell’Azione Cattolica come luogo per trascorrere insieme giornate di riposo e di impegno, di studio, ma soprattutto come luogo identificativo che per tante generazioni ha significato il sentirsi parte di una associazione e di un cammino. Fin dalle Scritture, la montagna è un simbolo, un richiamo all’ascesa verso Dio e alla dimensione spirituale e anche per questo le case in montagna sono sempre state un riferimento importante nella storia della Gioventù Femminile e della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Pensiamo all’esperienza del beato Piergiorgio Frassati che proprio in Valle, a poca distanza dalla “Montanara”, ha trascorso le vacanze in famiglia e con gli amici cari con i quali ha condiviso ascese alpine e spirituali. Ecco le case alpine sono state tutto ciò e altro ancora: grazie alla generosità di laici, donne e uomini, di sacerdoti appassionati della formazione, di tanti che hanno messo passione, impegno, risorse economiche, tempo e disponibilità al servizio di tutti, è stato possibile acquistarle, costruirle, spesso con sacrifici e, a più riprese, custodirle e rinnovarle.

Per tutti quelli che hanno avuto la grazia di abitarle sono stati spazi dell’incontro, dell’amicizia, della comunione, in una sola espressione “luoghi dello Spirito” e per ciascuno dei protagonisti di questi cinquant’anni occasione di essere testimone di un’esperienza di Chiesa che ci ha preceduti e che deve tramandarsi verso il futuro.

Presidenza diocesana di A.C.

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