I sacerdoti riflettono sulla catechesi nelle parrocchie
Giovedì scorso l’assemblea del clero diocesano con il vescovo al Centro “Mater Dei” di Tortona
TORTONA – Si è svolta giovedì 18 aprile, presso il Centro “Mater Dei”, l’assemblea del clero diocesano. Dopo la preghiera dell’Ora Terza nella basilica della Madonna della Guardia, i sacerdoti si sono riuniti con il vescovo Guido. Il pro vicario generale don Francesco Larocca ha dato alcune brevi informazioni di carattere amministrativo. Per prima cosa ha spiegato che saranno date nuove norme per gli atti straordinari (le ultime risalgono al compianto mons. Ameri), poi che saranno adeguate alcune polizze assicurative, che la gestione del Centro “Paolo VI” sarà rinnovata per garantirne nel futuro il patrimonio di risorse umane e professionalità. Ancora che è allo studio dell’ufficio preposto il pellegrinaggio diocesano a Roma per il Giubileo, che entro maggio saranno attuate le prime fusioni di parrocchie e che gli immobili esenti da IMU vanno dichiarati, affinché non siano tassati automaticamente. Poi Mons. Marini ha introdotto i lavori sulla catechesi: i sacerdoti presenti, divisi in 6 gruppi, sono stati esortati a bandire la lamentela su ciò che non va e ad essere invece propositivi, domandandosi, di fronte ai problemi, che cosa poter fare e verso dove andare, ascoltandosi a vicenda su come ciascuno vede la realtà, con mente e cuore di pastori. Dalla riflessione sono emersi le seguenti considerazioni. L’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia) riguarda per la maggior parte fanciulli e ragazzi ma è necessario coinvolgere più profondamente i genitori. Si è visto che se si sanno porre le domande vere della fede, le persone, magari dopo un’iniziale diffidenza, rispondono costruttivamente; occorre perciò organizzare incontri informali, oppure conviviali, che favoriscono una comunicazione migliore fra genitori, sacerdoti e catechisti che lascia un segno positivo. È importante incoraggiare relazioni tra famiglie e persone e talvolta esse nascono senza che siano previste. L’alfabetizzazione della fede in famiglia è scarsa. Non serve cercare colpe, ma accettare la realtà per come è. Nell’annuncio della fede è quindi necessario andare all’essenziale. Serve anche un’educazione umana. È importante valorizzare il rapporto fra oratorio e catechesi, anche per uscire dalla prospettiva esclusivamente didattica del “corso di preparazione al sacramento”, che non è in grado di dare il senso di appartenenza alla comunità e di partecipazione al mistero cristiano. Le persone a volte chiedono di essere accompagnate personalmente, ad esempio in occasione di un grave lutto; ciò richiede tempo ed energie: che cosa darà più frutti, una catechesi generalizzata o qualcosa che parta dalle esigenze personali? È una grazia avere persone disponibili come i catechisti, ma talvolta è difficile avere persone idonee. Si individuano due ambiti di formazione: quella remota, vale a dire il vivere la bellezza della fede per esserne testimoni e la formazione prossima, in base a ciò che la situazione concreta di annuncio richiede. Il catechista è una persona che ha fatto esperienza del mistero di Cristo e vi accompagna altri, è un credente che sente l’appartenenza alla comunità cristiana. Il vescovo ha concluso rileggendo la mattinata alla luce dei discepoli di Emmaus, i quali, mentre riflettevano su quanto accaduto a Gerusalemme, camminavano con il Signore, che si era fatto loro compagno di viaggio: «Gesù è con noi e per noi».