I suoni della nostra estate

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

Purtroppo o per fortuna non sono oltrepadana d’origine. Purtroppo perché avrei potuto crescere nel verde delle colline; per fortuna perché avendo vissuto in luoghi costellati di grigi capannoni, guardo l’Oltrepò con occhi incantati… forse di più rispetto a chi è nato e cresciuto qui. Del resto, uno dei più bei complimenti fattomi da Andrea, è stato dirmi che riuscivo a trasmettergli la mia meraviglia e a donargli uno sguardo nuovo attraverso i miei occhi. Ogni giorno ne faccio di strada per andare al lavoro. Alcuni mi guardano come un marziano e mi chiedono se non ci sia un posto più vicino dove abitare. Certo che c’è ed è la casa che abitavo prima di sposarmi e nella quale viviamo d’inverno. Tuttavia quando iniziano a spuntare i colori della primavera e i giorni si allungano, scalpito per trasferirmi in Oltrepò e “presso” il povero Andrea per accelerare il trasloco. La spiegazione di tanta smania è semplice: il mio cuore è qui. Quando in macchina intravedo le colline in lontananza, mi s’illumina l’anima. È questione di forme (la piatta pianura non mi piace), di colori e di suoni. Nei pomeriggi assolati ascolto il frinire delle cicale e i miei occhi guardando la natura e sono ristorati. Verso sera, nella nostra casa ai piedi della collina, si alza una leggera brezza anche nelle giornate più afose e a un certo punto la scena passa a lui: l’assiuolo. Non so spiegare perché il suo canto mi faccia una così dolce compagnia, sarà quella cantilena tranquillizzante che annuncia la notte e il riposo.

arifer.77@libero.it

LUI

I sensi sono la nostra interfaccia con il mondo ma anche con noi stessi: ci informano su cosa c’è attorno a noi e ci dicono chi siamo. Vediamo il nostro volto allo specchio e le persone a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene. Riconosciamo i profumi della natura, quelli dell’ambiente familiare e, perché no, dei piatti che gustiamo e dei vini che ci allietano. Anche l’udito contribuisce fortemente all’esperienza della vita: la voce dei nostri cari, le tante canzoni che costituiscono la colonna sonora della nostra esistenza… E, riflettendoci a fondo, ogni luogo hai i suoi suoni, una sorta di impronta digitale che è diversa e unica per ciascuno. Viviamo nella frenesia e moltissimi rumori la coprono, rumori spesso invadenti, cacofonici e artificiali ma a cui siamo abituati, e finisce che ci rassegniamo. Però l’estate ci regala l’occasione di riscoprire questa identità sonora e con essa di riscoprirci. Arrivo a casa, esco sul balcone e sento frinire le cicale, quando scende il buio danno loro il cambio i grilli e arriva l’assiuolo con il suo richiamo ritmico: la “ciùt” lo chiamano in dialetto con termine onomatopeico e non ho mai capito perché lo associno alla sfortuna, povero assiuolo… Alla natura si affianca l’uomo, con la sua storia e le vicende del suo spirito e del senso della sua esistenza: le campane della chiesa di Broni sono uniche, il loro suono inimitabile, davvero le riconoscerei tra mille e quando le sento una sensazione di pace mi invade: qui sono davvero a casa. andrea.

rovati.broni@gmail.com

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