Il decennio perduto dell’Europa

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Di Cesare Raviolo

Uno spettro si aggira per l’Europa, ma non è il comunismo di marxiana memoria: è piuttosto il “decennio perduto” a cui rischia di andare incontro l’Unione Europea, se non adotterà una politica economica in grado di contrastare il declino verso il quale sembra destinato il vecchio continente. La campagna elettorale per le Europee ha detto poco o nulla circa gli obiettivi da perseguire per realizzare il modello di Europa del futuro. Eppure ce ne sarebbe stato bisogno! Se il Pil dell’area è appena superiore a quello pre Covid-19 è grazie solo al massiccio sostegno fornito dalle finanze pubbliche, sostegno che ha reso possibile un aumento dei consumi pubblici del 9% a fronte della stazionarietà dei consumi privati e al calo del 3% degli investimenti. Il rialzo dei prezzi dovuto all’inflazione, ormai in fase di riassorbimento, compensato solo in parte dalla crescita dei salari, ha causato una drastica flessione del potere d’acquisto delle famiglie, impoverendole. Il declino non è inevitabile. Si potrebbe contrastarlo con un programma comunitario analogo a quello lanciato nel 2020 a sostegno dell’economia devastata dalla pandemia. Con una dotazione di 806,9 miliardi di euro inseriti all’interno del bilancio europeo 2021-2027, il Next Generation UE evitò il crollo delle economie nazionali e di quella comunitaria, ma sta per concludersi e, al momento, non sembra destinato ad avere seguito. Eppure gli obiettivi da perseguire non sarebbero pochi: transizione ambientale; difesa comune da finanziare con l’emissione di debito comunitario; realizzazione di un mercato unico dei capitali ancora troppo frammentato; revisione della politica antitrust, posto che ormai il mercato rilevante in molti settori è il mercato unico europeo (banche, telecomunicazioni) o il mondo (energia, difesa); revisione dei divieti agli aiuti di Stato, ormai superati, per consentire finanziamenti pubblici e crediti di imposta mirati per la transizione ambientale e la rivoluzione tecnologica; modifica della politica commerciale ancora basata sul totem delle barriere tariffarie (dazi) esposte a possibili ritorsioni. L’incertezza sul futuro dell’Europa nasce dalla visione dell’Unione, che vive oggi sullo scontro tra chi vorrebbe più Europa e chi, invece, auspica più nazionalismo. Una maggiore e organica integrazione europea è una questione puramente economica; è nell’interesse di tutti i cittadini, indipendentemente dal credo politico professato, ed eviterebbe loro di vivere “un decennio perduto”.

raviolocesare@gmail.com

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