Il Derthona Basket è in A1

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L’obiettivo è stato centrato. La città fa festa. Un’intera comunità si stringe attorno ai ragazzi del coach Marco Ramondino.

Inseguire il sogno. Era questo lo slogan iniziale, poi diventato progressivamente pensiero, suggestione, sensazione e, infine, realtà. La serata del 29 giugno è da incorniciare: prima a Torino e dopo, durante la notte, a Tortona con un fiume umano a sciamare attorno al palazzetto “Camagna” per accogliere il ritorno del pullman della squadra. Un entusiasmo palpabile per una notizia che forse richiederà ancora qualche giorno per essere pienamente metabolizzata, ovvero l’approdo del Derthona in Serie A1, la massima categoria nazionale del basket. E Tortona sarà l’unica località non capoluogo di provincia ad affrontare colossi della pallacanestro italiana ed europea come Milano, le due Bologna, Pesaro, Trieste, Varese, Venezia, Treviso, Sassari, Reggio Emilia, Napoli.

Non si tratta però di un miracolo ma del risultato di un serio lavoro di programmazione: lo testimoniano le due coppe conquistate negli anni scorsi e il progressivo miglioramento dei risultati, fino ad arrivare dove nessuna squadra di nessuno sport tortonese era mai arrivata, ovvero la massima categoria nazionale.

Società solida, strutturata, con i capitali e la passione garantiti dall’imprenditore Beniamino Gavio, principale artefice della grande crescita societaria, e la competenza e l’oculatezza di un management nato dagli insegnamenti di Luigino Fassino, cui è stata dedicata la vittoria, integrato con grandi professionalità arrivate da altre esperienze nazionali.

Il successo porta la firma del presidente Roberto Tava, dell’amministratore delegato Marco Picchi, del direttore generale Ferencz Bartocci, del direttore sportivo Vittorio Perticarini, del coach Marco Ramondino e, soprattutto, dello straordinario gruppo dei giocatori che compongono la rosa, affiatati e motivati: i play Bruno Mascolo e Riccardo Tavernelli, capitano, le guardie Jamarr Sanders e Lorenzo Ambrosin, gli esterni Agustin Fabi e Lorenzo D’Ercole, i centrali Jalen Cannon, Luca Severini, Giulio Gazzotti, Alessandro Morgillo.

Una stagione estenuante, pesantemente condizionata dal Covid, con il Derthona abilissimo ad accumulare un grande vantaggio nel girone di andata della regular season, vincendo tutte le partite, per poi gestirlo nel ritorno, subendo il sorpasso di Torino solo al termine della successiva fase a orologio. Quindi la sequenza play off: i quarti contro Ravenna, chiusi solo alla quinta partita; le semifinali con Eurobasket Roma quando sono bastate quattro gare. Ma la costante è stata il risultato punto a punto, spesso deciso sulla sirena finale o all’overtime. E contro Torino, la corazzata del girone, favorita della vigilia, stesso copione: gara 1 persa di 2 punti, vittoria larga al PalaRuffini in gara 2 con crescita della consapevolezza, reazione dei torinesi allenati dall’ex Derthona Demis Cavina in gara 3, con il Derthona rullato di 30 punti, a scatenare poi l’apoteosi: prima la gara 4, equilibratissima, risolta da una tripla di Sanders sulla sirena ribaltando il risultato e vincendo di 1 punto, infine il trionfo a Torino martedì sera, con i locali quasi sempre avanti di poco nel punteggio e ancora la guardia di Chicago che si assume la responsabilità di 3 palloni pesantissimi nei tiri liberi che allo scadere permettono il sorpasso e la conquista del sogno. È tutto vero: il Derthona è in Serie A1.

E poco importa se la Cittadella dello Sport voluta da Beniamino Gavio non sarà pronta per il prossimo campionato e si dovrà emigrare verosimilmente a Casale Monferrato, salutando le mura amiche di un PalaOltrepo di Voghera troppo piccolo per essere omologato ai massimi livelli. La solidità societaria, la volontà di investire, la passione di un pubblico ansioso di tornare al Palasport possono supportare un progetto che non sia soltanto l’effimero passaggio da turisti di un anno in Serie A1.

Forza ragazzi, Tortona è con voi!

Stefano Brocchetti

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