Il diritto di nascere
di Maria Pia e Gianni Mussini
«La vita della Giornata per la vita», dice lui come in un gioco di parole, «è lunga quasi quanto quella del nostro matrimonio».
Nella ricorrenza istituita dalla CEI 43 anni fa (prima domenica di febbraio) Gianni e Maria Pia tornano indietro nel tempo: a quando, sposati da poco, hanno cominciato a innamorarsi anche della vita nascente.
Sentivano il desiderio di mettersi in gioco, di spendersi per il prossimo.
Tante erano le prospettive nel mondo del volontariato, tantissimi i bisogni, anche se il tempo – tra lavoro, viaggi pendolari e casa da “stabilizzare” – era stretto.
Però non c’erano ancora i bambini… E così si erano guardati intorno cercando la loro vocazione.
L’avevano trovata, senza troppi dubbi, nel consultorio familiare diocesano che nel 1978 a Pavia, grazie alla determinazione di alcuni storici personaggi del volontariato, aveva cominciato a far fronte all’applicazione della legge sull’aborto.
Un tema tutt’altro che confessionale, se è vero che un grande laico come Norberto Bobbio pronunciò parole che ai due sposini parvero definitive: «Il diritto del concepito è fondamentale; quello della donna è derivato.
Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito può essere soddisfatto soltanto lasciandolo nascere».
Da lì in poi una valanga: la Casa dell’accoglienza di Belgioioso (1979), prima in Italia a ospitare ragazze madri con i loro bambini; due anni dopo il referendum sulla legge 194 e la fondazione del CAV-Centro di aiuto alla vita; l’impegno regionale e nazionale… E soprattutto tanti bambini che al CAV cominciavano a nascere, sottratti al buio dell’aborto, e tante mamme felici.
Però la difesa della vita è un argomento impopolare, “divisivo”: sulla pace, chi se la sente di litigare?
È un bene per tutti!
Sulla droga, chi se la sente di obbiettare?
È un male per tutti!
Ma l’aborto… in certi casi, a certe condizioni, bisogna rispettare la scelta della donna, che diritto abbiamo di intervenire?
Gianni e Maria Pia invece sono del parere che intervenire si può, anzi si deve.
Non per limitare la scelta della donna, ma per renderla davvero libera dai condizionamenti – economici, sociali, psicologici – che la inducono a rinunciare alla maternità.
(“Libertà e vita” è appunto il tema della Giornata per la vita 2021).
E così sono sempre intervenuti, persuasi che la maternità accolta sia il dono più speciale che possa capitare a una donna; persuasi che la vita, che comincia dal concepimento, sia un dono di cui nessuno è padrone; persuasi che un bambino sia un dono così grande che non ce lo meritiamo, ma che – quando arriva – ci rende migliori.
E ha comunque diritto di cittadinanza tra gli uomini.