Il dolore all’improvviso
La vita dei ragazzi sembra essere scandita esclusivamente da avvenimenti lieti e da impegni spensierati: talvolta gli adulti credono che non siano in grado di affrontare le situazioni difficili e drammatiche che accadono nel nostro quotidiano.
Durante l’emergenza Covid abbiamo tragicamente avuto modo di confrontarci da vicino con la morte e anche i ragazzi hanno dovuto prendere atto della scomparsa di persone care o di vicini di casa e conoscenti.
Terminato il lockdown, tutti abbiamo voluto dare un colpo di spugna alla tristezza, concentrandoci sull’esplosione della bella stagione e sul recupero della libertà personale.
Nella mia realtà tutto questo è stato interrotto bruscamente da un lutto che ha coinvolto la ragazza molto da vicino: la mamma di un amico fraterno è venuta a mancare, stroncata in brevissimo tempo da un “male incurabile”. Ho assistito alla reazione del gruppo di compagni di squadra, abituati a condividere non solo la passione sportiva, ma ogni attimo libero. Nel momento in cui si è diffusa la triste notizia, si stavano allenando: sono saltati fuori dall’acqua come salmoni controcorrente e si sono precipitati singhiozzando ad abbracciare l’amico. E l’abbraccio è proseguito fisicamente per i tre giorni successivi e perdura ancora oggi nella costante vicinanza. Sono stati momenti difficili: come si può parlare a un adolescente della dipartita di una mamma poco più che cinquantenne, senza che dia in escandescenze sull’ingiustizia di questo fatto?
Il giorno delle esequie la ragazza, battagliera anche nel dolore, si è espressa con toni irruenti: «Spero che nell’omelia non si dica che bisogna essere contenti perché la mamma di U. adesso è nella vita eterna: i suoi figli sarebbero stati contenti se avesse continuato a essere in casa con loro, anche se ammalata! Questa cosa non si può comprendere, è un colpo troppo brutto!». Da parte mia non ho trovato le parole per controbattere: anche noi genitori siamo rimasti inebetiti e non siamo riusciti ad essere di conforto. Durante i riti funebri, il gruppo di “ingombranti” (viste le proporzioni fisiche) ragazzi e ragazze ha dimostrato compostezza e maturità: abituata a vederli ridere e scherzare, spesso in modo molto chiassoso, mi ha colpito appurare quanto possano essere profondi i loro sentimenti, normalmente nascosti dall’irriverente scorza adolescenziale. I grandi discorsi non aiutano di fronte a un evento così doloroso: ho compreso che la vicinanza più concreta si esprime attraverso parole semplici, sguardi comprensivi.
Questi atteggiamenti ai giovani risultano naturali: noi, forse un po’ troppo induriti da altri eventi simili già vissuti, abbiamo perso la spontaneità: dovremmo recuperarla.