Il don Bosco del Libano

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Di Daniela Catalano

Il 26 giugno ricorre la memoria liturgica del beato Giacomo (Yaaqub) da Ghazir, sacerdote libanese, frate cappuccino e fondatore della congregazione delle Francescane della Croce del Libano, beatificato il 22 giugno 2008 da Papa Benedetto XVI. Giacomo, al secolo Khalil El-Haddad, nasce a Ghazir in Libano il 1° febbraio 1875. Nel 1892, mentre lavora in Egitto come insegnante, avverte la vocazione sacerdotale e l’anno dopo entra nel convento cappuccino di Khashbau. Prende il nome religioso di Giacomo ed emette i voti perpetui nel 1898. Nel 1901 è ordinato sacerdote. Assegnato al monastero di Bab Idriss a Beirut, Giacomo si dedica alla costruzione di scuole elementari per i bambini delle campagne e fonda il Terz’ordine francescano. Sulle orme di san Francesco d’Assisi, il beato libanese diventa un instancabile apostolo della carità, pronto a rispondere alle necessità fisiche e morali del prossimo. Terminata la prima guerra mondiale, Yaaqub acquista la collina di JallEddib per erigervi una croce e una chiesa in onore di “Notre Dame du Puits”, proprio nel luogo dove, per un singolare prodigio, grazie alle preghiere rivolte a un’immagine della Madonna del Pozzo, trovata nella biblioteca del suo convento, ottiene dal cielo il dono dell’acqua per il fabbisogno delle case degli indigenti. Attorno all’edificio religioso si raccolgono malati e poveri bisognosi. Nel 1930 per continuare l’opera di assistenza, Giacomo fonda la congregazione religiosa delle Suore Francescane della Croce del Libano, dedite alla cura dei disabili, degli handicappati mentali, delle persone anziane e incurabili abbandonate e all’educazione degli orfani. Muore a 79 anni, il 26 giugno 1954, stringendo una croce. Il postulatore della causa di beatificazione, padre Florio Tessari, in un’intervista a Radio Vaticana, ha definito il beato «un altro san Vincenzo de’ Paoli» e anche «il don Bosco e il san Giuseppe Cottolengo del Libano» per il suo «cristocentrismo francescano». I 24 volumi manoscritti di discorsi in arabo testimoniano l’impegno della sua vita nell’evangelizzazione. “Niente cielo senza croce. – scrive il beato Chi vuole il cielo senza sofferenza, è come chi vuole comprare merci senza pagare”.

cadarita@yahoo.it

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