Il Dr. Francesco è come Doc

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di Silvia Malaspina

Caro Dr. Francesco Bernetti Evangelista, sei assurto, tuo malgrado, agli onori della cronaca per la solerzia, serietà professionale ed empatia con il paziente, qualità che in un medico non dovrebbero suscitare clamore, visto che costituiscono l’essenza del giuramento di Ippocrate, ma che ci siamo rassegnati a vedere quasi esclusivamente nel medico televisivo impersonato da Luca Argentero. Tu, caro Doc della vita reale, durante il turno di guardia nel Pronto Soccorso di Fermo, hai visitato una ragazza di 15 anni che accusava febbre altissima e insensibilità agli arti. Come spesso accade, siccome il personale dei nostri Pronto Soccorso non è così numeroso come quello che ci mostrano i vari medical drama, hai dovuto dimetterla in fretta, per poterti dedicare ad altri pazienti. Una volta smontato dal turno, assalito dal dubbio sulla diagnosi, ti sei presentato a casa della ragazza per un controllo più approfondito: ne è emerso che si trattava di una grave infiammazione midollare che, se trascurata, le avrebbe compromesso l’uso delle gambe. I genitori della paziente hanno reso nota la vicenda e hanno rilasciato interviste in cui hanno dichiarato: «Sapere che un medico non era tranquillo è qualcosa che ti riconcilia col mondo, che ti fa capire che davvero possiamo sperare nella solidarietà e nell’attenzione verso gli altri». Invece tu, caro dr. Francesco, ti sei schermito affermando di aver semplicemente seguito il tuo scrupolo di coscienza e di non aver compiuto nulla di eccezionale – «Non intendo fare interviste su un caso per me normale, grazie comunque del pensiero» – ma, credi, la tendenza dilagante, pur con qualche preziosa eccezione, è di medici che effettuano le diagnosi telefonicamente o addirittura via mail, prescrivono accertamenti e visite specialistiche per evitare complicazioni, con il risultato che tutto il sistema della sanità pubblica, un gigante con i piedi d’argilla, si intasa di prenotazioni, le attese rasentano tempi biblici e, chi può permetterselo, dirotta verso le strutture private. Questo tuo atteggiamento mi ha ricordato quello del medico della mia infanzia: chiamato per consulti domiciliari a causa delle mie frequenti tonsilliti, mi visitava, prescriveva antipiretico e anti infiammatorio e, dopo aver bevuto un caffè e divorato un paio di cioccolatini, si accommiatava dicendo: «Vediamo come va. Domani sera torno a vederla e, se la febbre è ancora alta, le prescrivo l’antibiotico. Comunque fatemi sapere.» Un autentico Doc, come te.

silviamalaspina@libero.it

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