Il focus. Vinicola Italiana Naturali Accelerate

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Da 13 anni non “accelera” più

SANTA GIULETTA – Da 13 anni è lì, su di una strada tra le più trafficate della provincia di Pavia, inattivo, preso di mira da ladri e vandali. Soprattutto in condizioni disastrose, tanto da rappresentare un problema di carattere ambientale di grande rilevanza.

Stiamo parlando del sito industriale dell’ex Vinal di Santa Giuletta. Qui lavoravano centinaia di persone. L’azienda aprì i battenti nel 1941 per la produzione di vino passito e dopo solo sette anni, nel 1948, con il nome di Vinal (acronimo di Vinicola Italiana Naturali Accelerate) avviò anche l’attività per la quale divenne leader a livello internazionale: la produzione di acido tartarico.

I titolari della Società erano i fratelli Mario e Pierino Pozzi insieme a Renzo Faravelli. Il termine “Accelerate” successivamente fu cambiato in “accurate” considerato più appropriato.

La Vinal produsse oltre alla grappa, cognac stagionato in grandi tini di rovere, distillati di mele e altra frutta, lieviti per la panificazione, le borlande erano utilizzate per mangimi zootecnici, concimi potassici e anche anidride carbonica in bombole. Moderni impianti producevano alcool assoluto e demetilato, cioè rigorosamente privato del nocivo alcol metilico, con un accurato processo di distillazione.

Dopo la seconda guerra mondiale fu messo in funzione anche uno stabilimento a Casteggio, poi ceduto e riconvertito e ancora oggi operativo.

Nel 2006 la Vinal di Santa Giuletta cessò definitivamente l’attività. L’ultimo proprietario è stato un gruppo campano. L’area è privata e sotto sequestro ed è del Tribunale di Nocera Inferiore la nomina di un curatore fallimentare.

A preoccupare resta il suo carico inquinante costituito, solo per citare alcuni aspetti, da 15 mila metri quadri di amianto, da mille ettolitri di olio combustibile, 300 di acido solforico e 1300 di olii esausti. Senza dimenticare le strutture, molte delle quali pericolanti. Negli anni si sono letteralmente moltiplicati i saccheggi ad opera di scriteriati che, incuranti della propria incolumità e soprattutto di quella altrui, si sono inseriti nel sito, manomettendo quanto rimasto degli strumenti di sicurezza e provocando pericolosi sversamenti di liquidi nocivi e inquinanti.

La scorsa estate a preoccupare i cittadini erano stati incendi scoppiati lungo il tracciato di un impianto di depurazione che dalla fabbrica arriva in campagna.

Più volte da Santa Giuletta si è levata la voce preoccupata del sindaco Simona Dacarro a chiedere alle istituzioni un intervento di bonifica e messa in sicurezza, a tutela della salute dei cittadini.

Ora è arrivata la buona notizia dell’approvazione del progetto relativo al primo lotto dei lavori di bonifica che potranno partire dal 2020 grazie all’utilizzo di circa il 50% (1,115 milioni di euro) dei fondi stanziati dalla Regione Lombardia.

Complessivamente il Comune di Santa Giuletta ha a disposizione 2,2 milioni di euro, poco meno, però, della metà di quanto, stando a una stima del 2016 (almeno 5 milioni di euro), servirebbe per la messa in sicurezza dell’intera area. Il primo lotto comporterà la rimozione dell’amianto in 15 mila metri quadri. I successivi si preannunciano ancora più complessi e onerosi.

Attendere i tempi lunghi della procedura fallimentare non era più possibile ragion per cui l’ente pubblico si sostituisce nell’intervento non più rinviabile con successiva rivalsa nei confronti del privato. Il sito è stato classificato, ai fini della bonifica ambientale necessaria, di interesse regionale e non di interesse nazionale.

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