Il futuro dell’ex Ilva resta ancora incerto

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Il 18 febbraio si è svolto a Roma un incontro al Ministero del Lavoro per discutere sulla proroga della cassa integrazione

NOVI LIGURE- C’è ancora molta incertezza sul futuro dell’ex Ilva. Martedì 18 febbraio si è svolto un incontro al Ministero del Lavoro per discutere della proroga della cassa integrazione per i lavoratori degli stabilimenti ex Ilva da parte di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria in scadenza lo scorso 28 febbraio. La proroga sarebbe per un anno e coinvolgerebbe 3.420 lavoratrici e lavoratori a rotazione, di cui 155 solo nello stabilimento di Novi Ligure. «L’accordo sulla cassa integrazione straordinaria del 26 luglio scorso era vincolato al piano di ripartenza, che è in forte ritardo per i continui problemi di liquidità. Secondo l’accordo di luglio del 2024 doveva essere 1.620 il numero massimo di lavoratori in cassa integrazione e il terzo altoforno doveva essere in condizione di ripartire, mentre l’amministrazione straordinaria fa una richiesta di proroga della cassa integrazione per 3.240 lavoratori» –spiega la Fiom Cgil, che continua a chiedere un coinvolgimento delle sigle sindacali nelle trattative per la vendita dell’ex Ilva, che mette in discussione il piano di ripartenza e la cassa integrazione straordinaria. «Il Governo sta decidendo da solo senza coinvolgere le organizzazioni sindacali. –aggiungono i sindacati Per discutere di ulteriore cassa integrazione occorre dare corso al piano di ripartenza e si deve svolgere l’incontro a Palazzo Chigi per fare chiarezza sul futuro di 10.200 lavoratori diretti, 1.600 lavoratori di Ilva in AS, e 5.000 lavoratori degli appalti». Mentre i sindacati attendono una convocazione a Palazzo Chigi, sembrano essere due le imprese che hanno rilanciato la proposta di acquisire il colosso siderurgico italiano. Si tratta della cordata dell’Azerbaijan Baku Steel Company e Azerbaijan Investment Company e dagli indiani di Jindal Steel International. Tra le offerte arrivate sul tavolo dei commissari straordinari anche quella del fondo americano Bedrock, che però sembra non aver puntato al rialzo. Secondo quanto riportato da Usb Industria, la favorita al momento sembra essere l’azera Baku Steel con un’offerta che si aggira intorno a un miliardo di euro per rilevare gli asset e il magazzino. «Siamo preoccupati per le voci che circolano a proposito dell’offerta di Baku Steel che sembra fermarsi sul miliardo, quando il minimo di gara era stato fissato a quasi il doppio: 1,8 mld. Al Governo continuiamo a dire che un asset strategico non può non prevedere lo Stato, come presenza vigile e come garante degli interessi dei lavoratori e del contesto. Il Governo deve ascoltare anche le nostre proposte sulla gestione del problema occupazionale, con strumenti pensati ad hoc, quindi cuciti sulle particolari esigenze» –aggiunge L’Usb, ricordando l’importanza che ci sia non solo il mantenimento dell’occupazione, ma anche un percorso credibile su decarbonizzazione e investimenti ambientali all’interno delle proposte aziendali presentate. Intanto, il 26 febbraio si terrà sul tema ex Ilva un tavolo di confronto nella sede della Regione Piemonte a Torino, con i referenti sindacali piemontesi e liguri.

Federica Riccardi

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