Il matrimonio? Una poesia!

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di Maria Pia e Gianni Mussini

È arrivato per posta a Gianni e Maria Pia il libretto di poesie di un loro vecchio compagno di studi, il lodigiano Pietro Sarzana, che tra il resto è docente e saggista di talento. Anche il prefatore è un amico: Pietro Gibellini, già professore all’università di Venezia e figura di spicco nella critica contemporanea, ma soprattutto supplente di Gianni (Storia dell’Arte) nel primo trimestre dell’anno di maturità e come tale “colpevole” – con la docente di lettere Maria Forni – della sua scelta universitaria e, dunque, anche della sua storia con Maria Pia, sbocciata proprio sui banchi dell’ateneo pavese. Più “in famiglia” di così…

Il libro di Pietro Sarzana s’intitola Acquetinte d’amore (Àncora Editore) ed è dedicato a Elena, la moglie del poeta. Non è nello spirito di questa rubrica un approfondimento critico, tanto meno una recensione. Ma il tema è del tutto coerente con questa pagina. L’amico di Gianni e Maria Pia ha infatti scelto di parlare d’amore, che è di gran lunga l’argomento più frequentato in poesia (come nelle canzoni). Spesso si tratta di amori impossibili, sfortunati, clandestini o sregolati. Statisticamente più raro è il caso di chi canta l’amore matrimoniale. Pietro ha scelto quest’ultima opzione mostrandoci la bellezza di un matrimonio vissuto in tutte le sue componenti e dimostrandoci come sia concretamente realizzabile quella “teologia del corpo” tanto cara a San Giovanni Paolo II e ora anche a Papa Francesco.

Come Petrarca, che ha scritto un intero canzoniere incentrandolo sulla figura di Laura, Sarzana dedica ben 139 poesie alla sua bella. Ma, a differenza di Petrarca, che idealizza la donna amata sino a farne una figura splendidamente inattingibile, egli sa esprimere un amore fatto anche di carne, cuore, psiche. Appunto la Teologia del corpo, che vede nel linguaggio sessuale la forma dell’indicibile unione di spirito e corpo, un linguaggio che si potrebbe definire addirittura mistico, considerando la dimensione trinitaria del cristianesimo: un Dio che si fa Corpo ed è Spirito Santo, amore. Questo è il vero leitmotiv delle Acquetinte di Sarzana, e basterebbe qualche delicato esempio per rendersene conto: “Non far caso se rido e ti solletico, / se gioco col tuo corpo alla ricerca / del mio passato, / del mio avvenire insieme a te”; oppure: “Vorrei aiutare il sole / a dipingere gioia nei tuoi occhi, / perché tu possa continuare / a guardarmi con sguardo di passione, / a gioire di amarmi, a ricordare / la nostra vita insieme senza fine”.

E a proposito del “senza fine”, qui non si tratta di un “attimo” come nella pur memorabile canzone di Gino Paoli, ma di una verità profondamente sentita, che trasforma l’amore in eternità: “Quando ci rivedremo, il tempo avrà / scritto nel nostro corpo mille versi / d’amore, nelle rughe e intorno agli occhi”.

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