Il Papa e le catechesi sul “Padre Nostro”: impariamo da Gesù a pregare
Papa Francesco apre in aula Paolo VI un nuovo ciclo di catechesi per l’udienza generale, dedicato alla preghiera di Gesù. In questo tempo di Avvento chiediamo, come i discepoli: “Signore, insegnami a pregare”
Di Alessandro di Bussolo per Vatican News
Anche se forse preghiamo da tanti anni, dobbiamo sempre imparare!” perché non sappiamo “se le preghiere che indirizziamo a Dio siano effettivamente quelle che Lui vuole sentirsi rivolgere”, soprattutto se non preghiamo con umiltà. Papa Francesco, dopo aver concluso il ciclo di catechesi sui Dieci Comandamenti, inizia con questo invito un nuovo ciclo per le udienze generali, che dedicherà al “Padre nostro”. (Ascolta e scarica il servizio con la voce del Papa)
Gesù uomo di preghiera
Lo fa nel primo appuntamento con i fedeli del mese di dicembre, in aula Paolo VI, presenti più di 8 mila pellegrini da tutto il mondo. Il Papa sottolinea innanzitutto che Gesù è un uomo di preghiera, “che sente il bisogno di appartarsi nella solitudine e di pregare” nonostante l’urgenza della sua missione e le tante richieste della gente. Gesù che predica e guarisce, ricorda Francesco “è il Dio vicino, il Dio che ci libera”, il Messia “al centro di tutto, l’atteso dalle genti, l’esito della speranza di Israele”.
Un Messia originale, non si attacca alla gente
Ma Lui “non finisce ostaggio delle attese di chi ormai lo ha eletto come leader”. E’ capace di prendere le distanze, non si attacca troppo alla gente. Fin dalla prima notte di Cafarnao, chiarisce il Pontefice, “dimostra di essere un Messia originale”. Quando ormai l’alba si annuncia, i discepoli lo cercano ancora, ma non riescono a trovarlo. Pietro lo rintraccia in un “in un luogo isolato, completamente assorto in preghiera”. “Tutti ti cercano”, gli dice.
Ma Gesù dice ai suoi che deve andare altrove; che non è la gente a cercare Lui, ma è anzitutto Lui a cercare gli altri. Per cui non deve mettere radici, ma rimanere continuamente pellegrino sulle strade di Galilea. E anche, pellegrino verso il Padre, cioè: pregando. In cammino di preghiera. Gesù prega.
E’ la preghiera a governare tutto
E Papa Francesco commenta poi che “in qualche pagina della Scrittura” sembra essere proprio “la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto”. Accade per esempio nella notte del Getsemani, l’ultimo tratto del suo cammino, il più difficile, che “sembra trovare il suo senso nel continuo ascolto che Gesù rende al Padre”. E’ una preghiera non facile “anzi, una vera e propria ‘agonia’, nel senso dell’agonismo degli atleti, eppure una preghiera capace di sostenere il cammino della croce”.
Ecco il punto essenziale: lì, Gesù pregava. Gesù pregava con intensità nei momenti pubblici, condividendo la liturgia del suo popolo, ma cercava anche luoghi raccolti, separati dal turbinio del mondo, luoghi che permettessero di scendere nel segreto della sua anima: è il profeta che conosce le pietre del deserto e sale in alto sui monti.
Nel suo modo di pregare c’è un mistero
Anche le ultime parole di Gesù, sottolinea il Papa, “prima di spirare sulla croce, sono parole dei salmi, cioè della preghiera dei giudei: pregava con le preghiere che la mamma gli aveva insegnato”. Gesù pregava come prega ogni uomo. Eppure, nel suo modo di pregare, aggiunge Francesco “vi era anche racchiuso un mistero, qualcosa che sicuramente non è sfuggito agli occhi dei suoi discepoli, se nei vangeli troviamo quella supplica così semplice e immediata: ‘Signore, insegnaci a pregare’”.
Diciamo anche noi: “Insegnami a pregare”
E Gesù non si rifiuta, “non è geloso della sua intimità con il Padre”, perché è venuto proprio per introdurci in questa relazione. E “diventa maestro di preghiera dei suoi discepoli, come sicuramente vuole esserlo per tutti noi”. Per questo, è l’invito del Pontefice “anche noi dovremmo dire: ‘Signore, insegnami a pregare’”. Infatti, “anche se forse preghiamo da tanti anni, dobbiamo sempre imparare!”. Perché l’ orazione dell’uomo, “che nasce in maniera così naturale dalla sua anima, è forse uno dei misteri più fitti dell’universo”.
E non sappiamo nemmeno se le preghiere che indirizziamo a Dio siano effettivamente quelle che Lui vuole sentirsi rivolgere. La Bibbia ci dà anche testimonianza di preghiere inopportune, che alla fine vengono respinte da Dio: basta ricordare la parabola del fariseo e del pubblicano. Solamente quest’ultimo, il pubblicano, torna a casa dal tempio giustificato.