Il Papa lancia un patto globale per formare i giovani a un nuovo umanesimo.

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Papa Francesco lancia un patto educativo globale, un’alleanza per la cura della casa comune, il Creato, e per formare i giovani a un nuovo umanesimo. L’obiettivo di più lungo termine è: “Una casa comune che crei pace, giustizia, accoglienza e dialogo fra le religioni”. Il messaggio è rivolto a tutti, ma in particolare riguarda leader religiosi e politici, uomini della scienza e della cultura. A ciascuno Francesco dà appuntamento in Vaticano il prossimo 14 maggio 2020. L’incontro sarà preceduto da seminari tematici, in Italia ma anche ad Abu Dhabi dove a febbraio scorso il Papa e il grande imam di Al-Azhar hanno firmato un testo comune sulla fratellanza umana.

L’invito del Papa è a unire gli sforzi per rinnovare il dialogo “sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta” e creare “un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”.

Un’alleanza, spiega il Pontefice, “tra gli abitanti della Terra e la ‘casa comune’, alla quale dobbiamo cura e rispetto. Un’alleanza generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli della famiglia umana nonché di dialogo tra le religioni”.

Un patto che per Francesco passa innanzitutto attraverso l’educazione, che nei nostri tempi si sta scontrando con un cambiamento epocale, segnato da quella che il Papa chiama rapidàcion. Una “rapidizzazione” culturale, in cui la digitalizzazione “imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità tecnologica” e cambia continuamente punti di riferimento, generando nuovi linguaggi che scartano “senza discernimento, i paradigmi consegnatici dalla storia”. In questo contesto, prosegue il Papa citando l’enciclica “Laudato si’”, “l’identità stessa perde consistenza e la struttura psicologica si disintegra di fronte a un mutamento incessante che contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica”.

Questo cambiamento, ricorda il Papa, ha bisogno di un “cammino educativo che coinvolga tutti” perché, come recita un proverbio africano, “per educare un bambino serve un intero villaggio”. Un “villaggio dell’educazione”, appunto, dove “nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte” in un terreno che, afferma Francesco citando il Documento sottoscritto ad Abu Dhabi, “va anzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità”.

Per far sì che si realizzi questa convergenza globale “tra lo studio e la vita; tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali”, il cammino comune del “villaggio dell’educazione” deve muovere tre passi fondamentali. Innanzitutto “avere il coraggio di mettere al centro la persona”, dando “un’anima ai processi educativi” e trovando, secondo una “sana antropologia”, altri modi di intendere “l’economia, la politica, la crescita e il progresso”.

Poi bisogna avere “il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità”.

Infine è necessario avere “il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità”, “come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli apostoli”.

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