Il prete a New York

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L’orionino don Vittorio Muzzin, attualmente a Tortona, ha pubblicato il “diario” dei suoi anni trascorsi nella “Grande Mela” quando per tutti era Father Victor

Venerdì 17 novembre, presso il Circolo di Lettura di Tortona, l’orionino don Vittorio Muzzin ha presentato il suo libro I miei ricordi a New York (Edizioni Velar Marna).

Il sacerdote, che recentemente è stato per alcuni anni cappellano dell’Ospedale Civile di Voghera e che lo scorso maggio ha festeggiato 50 anni di ordinazione sacerdotale, nel suo lungo ministero ha vissuto una straordinaria esperienza missionaria. Quando era un giovane chierico dell’Opera Don Orione i suoi superiori – in particolare don Bidone, sacerdote orionino – gli chiesero di partire insieme al suo confratello Giuseppe Vallauri, oggi scomparso, per l’Inghilterra per seguire gli studi di teologia nel “Saint Joseph College” di Liverpool. Il giovane Vittorio accolse l’invito e lasciata la famiglia a Pozzolo Formigaro, sbarcò oltre Manica. Da quel momento la sua vita non è stata più la stessa.

Sradicato dal suo paese natale, quando arriva in Inghilterra, come lui stesso racconta, il prete non conosce neppure una parola in inglese, ma a poco a poco diventa un vero anglosassone e si inserisce perfettamente nel tessuto sociale locale. Dopo essere stato ordinato, è stato l’arcivescovo di Dublino a volere il giovane prete in Irlanda per realizzare una struttura per giovani “problematici”. Don Vittorio accetta la sfida e da 27 a 45 anni vive in una realtà difficile e impegnativa, aiutando giovani delinquenti a redimersi e a trovare una motivazione nella vita. Un incarico difficile ma stimolante che ha vissuto come una vera missione. Dopo tanti anni in mezzo ai giovani, arriva la chiamata per l’America. Nel 1992 la destinazione è New York, la chiesa di Sant’Anna nel quartiere di East Harlem. «Quando sono arrivato c’era una situazione degradante, – racconta don Vittorio o meglio “Father Victor” – la chiesa era vuota e mancava la comunità. Io l’ho resa una parrocchia vivace e attiva. Avevamo una scuola dove studiavano 300 ispanici e neri. Quella scuola cattolica otteneva sempre ottimi risultati e gli studenti erano tra i migliori della città, anche più degli istituti per i ricchi». Nelle 400 pagine del suo libro don Vittorio ripropone quasi integralmente il diario personale che teneva nella città americana. Dall’inglese lo ha trasferito all’italiano e ha ripercorso così gli episodi vissuti fino al 2011 quando è rientrato in Italia.

Sono tanti, curiosi e interessanti gli aneddoti raccolti, che spaziano da racconti di momenti particolari a considerazioni sulla vita e sulla situazione americana. Interessante, per esempio, il ricordo di un Natale di tanti anni fa, quando una provvidenziale apparizione di una parrocchiana salvò la recita realizzando tutti i costumi di scena e dando vita a una meravigliosa rappresentazione della Natività.

Don Vittorio, che attualmente è inserito nella comunità del santuario della Madonna della Guardia di Tortona, è sempre stato un sacerdote vicino alla gente, annunciatore della Parola che salva, capace di muoversi nel mondo rutilante della “Grande Mela” con semplicità e candore ma con la determinazione dell’uomo di Dio, pronto a lavorare e a impegnarsi per il bene della sua comunità. Proprio in questi giorni, dopo più di 10 anni, è tornato a New York, nella sua chiesa di Sant’Anna, per andare a riabbracciare i suoi collaboratori e per respirare ancora l’aria delle grandi strade, in mezzo ai grattacieli che si affacciano sul fiume e osservano dall’alto il frenetico brulicare degli abitanti. In fondo Father Victor continua a esserci e don Vittorio ormai – come lui stesso dichiara – è più inglese che italiano.

Daniela Catalano

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