Il “programma venerdì“
Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati
LEI
Quello appena trascorso non fa testo perché era il Venerdì Santo, ma in linea generale la sera di quel giorno a casa no- stra abbiamo adottato un modo di vivere diverso dalle altre sere della settimana. Ci arriviamo sempre stanchi dopo giorni di lavoro, magari senza interruzione nemmeno nel weekend, tuttavia, se abbiamo la fortuna prospettica di essere a casa insieme il giorno dopo, allora mettiamo in atto il “programma venerdì”. Innanzitutto ci trasferiamo in Oltrepò e la cena si trasforma in un momento che deve essere un po’ speciale rispetto agli altri giorni. Il primo passo è andare a comprare dei fiori e pensare a dei piatti da cucinare diversi rispetto alle solite ricette che la mia banalità culinaria propone. Durante la settimana mangiamo al tavolo della cucina per vicinanza spaziale a fuochi, forno, lavandino, frigorifero e lavastovi- glie. Il venerdì invece apparecchio in salotto: tovaglia ricamata e tovagliolo in abbinamento (non quello comodo ma un po’ volgare di carta), fiori come centro tavola, stoviglie delle feste e un menù ad hoc. Preparo una serie di stuzzichini e, piacendoci il pesce, a volte faccio una tartare aromatizzata di gamberi crudi o dei crostini con burro salato e salmone. Poi il mio piatto forte è la fregola sarda o un’altra pasta sempre a base di pesce. Di secondo cucino spesso dello spada con pomodorini e capperi o ciò che trovo di fresco. Mi piace celebrare la gioia festosa del tempo calmo da passare insieme.
arifer.77 [at] libero.it
LUI
“Thanks God it’s Friday”, dicono gli americani: grazie a Dio è venerdì. I nostri avi faticavano tutti i giorni e tutto il giorno come bestie da soma e cominciavano a pregustare un po’ di riposo domenicale giusto “in sul calar del sole” del sabato, per finire poi peraltro delusi, almeno stando a Leopardi. L’uomo del XXI secolo invece è più delicato, poverino; acqua, luce, gas, tredicesima, pensione, sanità, week end sulla neve (artificiale), insalata già lavata e 5000 messaggi al giorno (tutti fondamentali, ovviamente) lo stancano tantissimo e già il venerdì è ai limiti della Terapia Intensiva esistenziale. Figli del nostro tempo, anch’io e Arianna non facciamo eccezione e, quando grazie al cielo è venerdì, arriviamo a casa brasati col solo desiderio di tirare il fiato, troppo sconvolti per poter solo immaginare di uscire a cena. E poiché ciò si ripete regolarmente, negli anni la serata è stata più volte limata e perfezionata sino a ottenerne un vero e proprio standard. In realtà il merito è tutto di Arianna: fosse per me il modello Homer Simpson prenderebbe il sopravvento e mi butterei sul divano con junk food, birra e TV. Arianna invece apparecchia con cura, mette i fiori in tavola, cucina magnifici piatti di pesce; in genere io scelgo il vino, segue una degustazione che inizia alla cieca e poi ne parliamo lungamente; insomma io faccio poco o niente, salvo poi rassettare dopo cena (per la paghetta). Be’, ne vale la pena di aspettare: grazie al cielo viene il venerdì sera.
andrea.rovati.broni [at] gmail.com