«Il rischio? Cultura a senso unico»

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Legge sull’omotransfobia. La Camera l’ha approvata. Ora passerà in Senato. Fa da apripista, però, anche al reato di opinione

Mercoledì 4 novembre, con 295 voti favorevoli, 193 contrari e un astenuto, la Camera dei Deputati ha approvato il testo unificato delle proposte di legge di contrasto alla violenza e la discriminazione per motivi legati all’omotransfobia, alla misoginia e alla disabilità. Il disegno di legge, che prende il nome dal relatore Alessandro Zan del Pd e che prima conteneva misure di prevenzione e contrasto solo per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere, ha ora ampliato le tutele anche alla disabilità. Il prossimo passo sarà l’approvazione finale al Senato. Intanto l’opposizione si è detta molto critica nei confronti della decisione perché considera la legge «liberticida» e apripista al «reato di opinione». Come ha sottolineato “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi italiani, la legge «muove da obiettivi del tutto condivisibili – opporsi con forza alla discriminazione e alla violenza a causa dell’orientamento sessuale – ma da una cultura che rischia di apparire a senso unico».

Molti dubbi e timori emergono per le eventuali ricadute legate soprattutto all’approvazione dell’articolo 6, che non solo istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, – fissata al 17 maggio – ma estende anche alle scuole elementari iniziative educative «contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia». Il comma 3 dell’articolo 6, infatti, spiega che per quell’evento possono essere «organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche e nelle scuole», comprese le elementari. L’ora di antidiscriminazione a scuola «significa obbligare gli insegnanti ad affrontare temi di educazione sessuale molto specifici e complessi, ma con un orientamento definito dalla legge».

Come scrive, infatti, Papa Francesco in Amoris laetitia: «Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà».

L’associazione “Family Day – Difendiamo in nostri figli”, di cui è presidente il neurochirurgo Massimo Gandolfini, ha pubblicato un comunicato sul suo sito nel quale dichiara fermamente di voler continuare con impegno «il lavoro di contrasto a una legge iniqua e inutile, che divide la società in categorie con tutele a velocità differenziata, che crea un reato di opinione non definito nelle fattispecie e che quindi lascia spazi enormi alle interpretazioni dei giudici; che introduce il concetto di genere sganciato da ogni dato biologico e che introduce la Giornata nazionale contro l’omofobia, spalancando le porte ai corsi gender nelle scuole».

Massimo Gandolfini

Sulla questione sono intervenuti anche il Centro Livatino e l’associazione “Non si tocca la famiglia” ribadendo che il contenuto del testo unico vuole «favorire l’ideologia gender, ossia quella teoria che nega la dimensione sessuata dell’essere umano fin dalla sua costituzione, ritenendo che la differenza fra uomo e donna sia soltanto una “costruzione sociale”». «La portata liberticida di questo disegno di legge – continuano – appare evidente se si traduce l’articolato normativo nella prassi. Ad esempio “si potrebbe essere visti con sospetto o indicati come omofobi (e dunque incorrere in sanzioni penali) per il solo fatto di affermare la propria convinzione circa la necessità che un bambino, per una sana ed equilibrata crescita psicofisica, si relazioni con due figure genitoriali di sesso diverso”».

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