Il risparmio è ancora un valore?
Di Cesare Raviolo
Nel 2022, con un’inflazione del 8,1%, il Tesoro emise Btp (Buoni del Tesoro Poliennali) a un tasso del 4,5: si trattava dei Btp Valore, titoli di Stato riservati a famiglie e piccole imprese. L’iniziativa fu accolta con favore, tanto che seguirono altre tre emissioni di Btp valore, l’ultima delle quali a maggio di quest’anno. Lo stock di debito pubblico in mano italiana nel 2023 registrò un incremento di 69 miliardi e nel primo trimestre 2024 un nuovo aumento di 109 miliardi rispetto all’anno precedente. Nel giro di due anni, la quota di Btp delle famiglie italiane è quasi triplicata: dal 4,7 al 12,1%. I risparmiatori, per i quali i depositi in conto corrente non erano più remunerativi, sono stati attratti, oltre che dal tasso di interesse, anche dal regime fiscale dei titoli di Stato, che scontano un’aliquota ridotta del 12,5% contro il 26% delle altre obbligazioni. In realtà, il tasso offerto, per quanto a prima vista apparisse allettante, non copriva l’inflazione per cui il sottoscrittore perdeva pur sempre il 3,6% in termini di potere d’acquisto. Più recentemente, al costante interesse dei risparmiatori ha fatto riscontro una progressiva minor attenzione delle banche che, tra il 2023 e il 2024, hanno venduto circa 80 miliardi di Btp in quanto i rendimenti dei titoli risultano meno appetibili, a causa sia del rallentamento dell’inflazione sia del taglio dei tassi deciso di recente dalla Banca Centrale Europea. L’aumento dei tassi dei Btp è stata voluta dal Governo per cercare di spingere gli Italiani a detenere sempre più debito nazionale e rendere il Paese meno vulnerabile alla speculazione internazionale, a imitazione del Giappone dove il 90% del debito pubblico è in mani nipponiche. Anche nel nostro Paese, in cui il debito dello Stato è destinato a raggiungere entro breve tempo i 3000 miliardi (circa 140% del Pil) sarebbe un fattore positivo se il risparmio delle famiglie contribuisse in misura maggiore a sostenere il debito pubblico. Ma chi sostiene il risparmio? Chi si ricorda che il 31 ottobre è la Giornata del Risparmio? E a che serve celebrare questa, che dovrebbe essere una virtù personale e collettiva, una volta all’anno, senza ricadute concrete? Eppure la Costituzione all’art. 47 parla chiaro: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
raviolocesare@gmail.com