«Il soffio dello Spirito dono della Pasqua»

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La seconda catechesi pasquale, la Messa per S. Marco e il canto dell’Akatisthos, l’inno alla Vergine Maria

TORTONA – La seconda catechesi del vescovo, nel tempo di Pasqua, di mercoledì 22 aprile, trasmessa in streaming sui media diocesani (sito web di RadioPNR, del Popolo e della diocesi) e seguita da più di 1.500 persone, è stata dedicata alla riflessione sul contenuto del brano che chiude il capitolo 20 del vangelo di Giovanni.

La scena descritta dall’evangelista è ambientata nel Cenacolo dove i discepoli e Maria stanno vivendo la grande fatica dell’assenza di Gesù e ancora non hanno capito cosa sia davvero la resurrezione.

In questo contesto lui appare per mantenere le promesse, «per trasformare la tristezza in gioia» e «per fare festa con noi e liberarci delle nostre infedeltà» come scrive la mistica Adrienne von Speyr.

Il saluto «pace a voi» «sulle labbra del risorto – ha spiegato Mons. Viola – è la somma di tutto. Lui appare per recuperare i suoi da un abisso infinito. Deve liberarli dal pensare che hanno visto un fantasma e far comprendere loro che la risurrezione presuppone la croce la quale non può essere eliminata».

A questa parola il Figlio di Dio aggiunge un mandato ben preciso: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Effonde il suo spirito sugli apostoli, quello spirito che «è il dono della Pasqua e porta a una nuova creazione, alla nascita della Chiesa».

Otto giorni dopo Gesù appare a Tommaso e a lui «è data, per noi, la possibilità di vedere nel risorto i segni della passione – ha aggiunto – perché anche noi possiamo avere nella fede la visione di ciò che i suoi testimoniano di aver avuto».

Sabato 25 aprile, alle ore 8, nell’omelia della Messa in onore di San Marco, il vescovo, ha ricordato come nel suo vangelo il santo annuncia la salvezza e ha evidenziato come per noi salvezza significa «liberazione dall’oppressione del peccato e della morte».

Nel giorno in cui il Paese commemora l’anniversario della liberazione, ha ribadito come sia giusto fare festa per ricordare la fine «dell’oppressione della dittatura del nazifascismo che toglieva la libertà alla persona. Un popolo che ha vissuto una resistenza è un popolo più forte».

«La Resistenza – ha aggiunto – è prima di tutto una rivolta morale, dove uomini e donne hanno saputo ritrovarsi intorno a un valore più alto che è diventato fondamento del vivere insieme».

Sabato sera, alle ore 21, i fedeli si sono uniti al pastore nel canto dell’Akatisthos per lodare la Vergine Maria che «in questo tempo pasquale è una presenza forte e nello stesso tempo materna, pronta a custodire, incoraggiare e proteggere. Oltre a essere madre è anche maestra e modello esemplare di risposta alla chiamata di Dio».

Domenica scorsa il racconto di Luca, che narra l’incontro di Gesù con i due discepoli sulla strada di Emmaus, è stato l’occasione per sottolineare come il Signore «per prima cosa si fa prossimo e non sceglie un’apparizione clamorosa, ma si mette in ascolto». Quando spezza il pane i suoi «capiscono che lui è quel pane prodigioso che elimina ogni paura e stanchezza».

Anche a noi, oggi, è data la possibilità di incontrarlo «nel pane spezzato, nella parola e nei poveri per annunciare con forza al mondo che lui è vivo».

Daniela Catalano

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